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Valeria, la giovane ricercatrice che si batte contro il Covid-19

Valeria, la giovane ricercatrice che si batte contro il Covid-19

MONTÀ Tra i farmaci più efficaci per la cura dei malati di Covid-19 c’è il Remdesivir, un antivirale ancora sperimentale nato, inizialmente, per combattere l’ebola. Il laboratorio di farmacologia clinica e farmacogenetica dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino è stato il primo al mondo ad averne sviluppato una metodica analitica per quantificarlo nel sangue (più precisamente nel plasma) dei pazienti. Nella squadra che si è incaricata di portare avanti questi studi c’è anche la montatese Valeria Avataneo, classe 1990, laureata in biologia nel 2014, che, dal 2015, lavora e frequenta il dottorato nel laboratorio. L’abbiamo contattata per capire meglio quale sia il suo compito e l’importanza della ricerca.

Può spiegarci meglio lo studio che avete pubblicato?
«Il mio obiettivo e quello dei miei colleghi è di studiare il corretto dosaggio dei farmaci da somministrare a ogni paziente, in modo da personalizzare la cura e massimizzarne l’efficacia. Infatti, anche quando il medicinale è corretto, può risultare pericoloso o inutile dare la stessa dose a tutti, dal momento che ognuno di noi reagisce in modo diverso. Per qualcuno potrebbe essere inefficace e per altri troppo forte. Ovviamente stiamo parlando soprattutto di farmaci a uso ospedaliero, non di farmaci da banco come l’aspirina. Proprio prima che esplodesse l’emergenza, abbiamo iniziato a lavorare sul Remdesivir, che si è rilevato uno tra i più efficaci nella lotta al Covid-19. Per questo siamo stati i primi a ragionare su dosi, metodi di quantificazione e somministrazione, in modo che sia possibile testarne al meglio l’efficacia».

Come ha vissuto la sua personale lotta al virus?
«Non sono mai stata nella prima linea “vera”. Il laboratorio di farmacologia non è il reparto ospedaliero in cui hai contatti diretti con i pazienti. Ma l’emergenza l’abbiamo sentita tutta comunque. Il senso di caos, soprattutto nei primi tempi, le difficoltà organizzative e l’incredibile aumento delle misure di sicurezza, attivate per trattare al meglio i tanti campioni contaminati».

Come vede il futuro di questa battaglia?
«Sono ottimista. Stiamo imparando a conoscere questo nemico e lo combattiamo sempre meglio. Abbiamo più armi, il nostro farmaco non è l’unico con cui si può combattere il Covid-19, e le usiamo in modo maggiormente efficace perché sappiamo sempre meglio come e quando agire».

Andrea Audisio

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