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Cambia la rete ospedaliera per far convivere attività ordinaria e Covid-19

L’ernia è l’intervento più diffuso 1
Foto d'archivio

TORINO Aumento dei posti letto in terapia intensiva e semi-intensiva, individuazione degli ospedali Covid-19 sul territorio, ristrutturazione dei pronto soccorso e consolidamento della separazione dei percorsi, rotazione e distribuzione delle attrezzature e delle strumentazioni, aumento dei mezzi di soccorso da dedicare ai trasferimenti tra ospedali e incremento del personale in aggiunta all’attuale dotazione organica del servizio sanitario regionale: sono questi i principali punti del piano di riorganizzazione della rete ospedaliera elaborato dal gruppo di lavoro guidato da Giovanni Monchiero, illustrato in Commissione regionale  dall’assessore alla sanità Luigi Icardi.

Il piano, che recepisce le misure urgenti inserite nel Decreto rilancio, sarà presentato in Giunta e sottoposto al Ministero della salute per l’approvazione.

Per l’assessore Icardi: «Con l’elaborazione del piano creiamo le condizioni per affrontare un’eventuale seconda ondata epidemica. La rete ospedaliera viene modulata sulla base di flessibilità e funzionalità. Con il rafforzamento della parte di medicina territoriale, l’istituzione del nuovo dipartimento per le malattie infettive e l’attività di tracciamento dei contatti siamo in grado di gestire la situazione, garantendo anche il progressivo ritorno alla normale attività negli ospedali».

Riorganizzazione della rete ospedaliera

La riorganizzazione si basa sul ripristino graduale dell’attività ordinaria della rete ospedaliera mantenendo un alto grado di flessibilità delle funzioni e integrando specifici nodi di offerta destinati all’assistenza dei pazienti colpiti dall’epidemia. L’area di Torino affida agli ospedali Amedeo di Savoia nel capoluogo e  San Lorenzo di Carmagnola la funzione di Covid-hospital mentre il Piemonte Sud-Ovest ha optato per l’ospedale Civile di Saluzzo. In ogni caso gli ospedali sede di pronto soccorso saranno chiamati a seguire i casi Covid di maggiore complessità.

Il piano prevede una ristrutturazione definitiva del pronto soccorso con individuazione di aree specifiche per la permanenza dei pazienti sospetti o potenzialmente contagiosi, in attesa di diagnosi.  Cambia anche il sistema di emergenza territoriale 118  per cui è previsto l’acquisto di nuove ambulanze e la dotazione di personale per i mezzi di trasporto, attraverso le convenzioni con le associazioni di volontariato che svolgono l’attività di trasporto dei pazienti.

È previsto che le strutture private potranno essere coinvolte a vari livelli in base alla situazione epidemiologica e alla necessità del momento e che la struttura sanitaria temporanea allestita alle Ogr di Torino venga mantenuta operativa almeno fino al dicembre 2020. L’Ospedale San Luigi di Orbassano viene indicato nel piano come possibile sede di una struttura “da campo” in grado di ospitare 75 posti letto da allestire in caso di necessità.

In Piemonte i posti letto in terapia intensiva aumenteranno di 299, arrivando a 610, ai quali si aggiungono 16 posti letto day hospital di norma dedicati a terapia antalgica. Per la terapia semi-intensiva la dotazione regionale arriverà a 305 posti (erano 125 prima dell’emergenza) e circa metà di questi posti letto potranno essere convertiti in terapia intensiva in caso di necessità

I costi

Il finanziamento statale per la Regione Piemonte è pari a 111.222.717 euro. 51,7 milioni sono previsti per gli interventi in terapia intensiva, oltre 33 milioni per la terapia semi-intensiva, 24,7 milioni per gli interventi di emergenza-urgenza, 900mila euro per l’acquisto dei mezzi per l’emergenza territoriale.

In base al Piano, il programmato aumento di 299 posti letto di terapia intensiva determina il conseguente aumento del fabbisogno del personale a pieno regime: (indicativamente 299 medici anestesisti, 897  infermieri e 299 operatori socio sanitari) che comporta un costo lordo per il semestre luglio-dicembre 2020, di 39.667.912,34 a fronte di un finanziamento statale di 13.919.431,62 che viene ripartito tra le aziende sanitarie in proporzione ai letti effettivamente attivati.

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