La diversità è un dono per la ricchezza della comunità

La diversità è un dono per la ricchezza della comunità 1

LIBRO Dieci esperti, tra teologi e studiosi di scienze umane, si confrontano con il proposito di definire i confini del nuovo approccio pastorale voluto da papa Francesco in Amoris laetitia: «Nei riguardi delle famiglie si tratta di assicurare un rispettoso accompagnamento, affinché coloro che manifestano la tendenza omosessuale possano avere gli aiuti necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella propria vita».

Luciano Moia
Chiesa e omosessualità. Un’inchiesta alla luce del magistero di papa Francesco
Edizioni San Paolo
pp. 208
euro 18,00

Un libro-inchiesta in cui emerge l’esigenza di ripensare i modi e le forme di un’accoglienza che non può ignorare la realtà e i bisogni specifici della persona e offre un contributo equilibrato e costruttivo al dibattito in corso nella Chiesa. La pastorale deve insegnare a non definire la persona a partire da una sua caratteristica, anche se profondamente legata alla sua identità, ma guardarla in quanto tale, cioè come figlia di Dio, nel pieno diritto di poter ricevere, sentire e vivere l’amore di Dio. Una comunità cristiana deve aiutare le persone a vivere da figli di Dio in un’unica famiglia dove ciascuno è simile ma diverso; dove la diversità di ognuno è un dono per la ricchezza della comunità.La diversità è un dono per la ricchezza della comunità

L’orientamento sessuale, che nessuno sceglie, non è separabile dall’identità della persona; accogliendo la persona non possiamo prescindere dal suo orientamento. Quindi: «Cosa vuol dire accogliere? Vuol dire forse giustificare? Se Gesù avesse avuto questo criterio, prima di entrare nella casa di Zaccheo avrebbe preteso la sua conversione. Prima di accompagnare la Samaritana all’adorazione di Dio in Spirito e Verità le avrebbe chiesto di regolarizzare la sua situazione matrimoniale… Gesù si è comportato così?».

Ciò che è veramente disatteso dalle nostre comunità, in fondo, è l’ascolto profondo della persona nelle sue situazioni di vita; «non guardiamo la persona come la guarda Dio, in modo unico, e per questo non siamo capaci di accompagnare le persone a trovare la propria e originale pienezza di relazione con Lui». Quando nelle nostre comunità cominceremo davvero a guardare le persone come le guarda Dio, allora «anche le persone omosessuali, e tutti gli altri, cominceranno a sentirsi, naturalmente, parte della comunità ecclesiale, in cammino».

Nelle conclusioni il gesuita padre Pino Piva ritiene «assolutamente necessaria una seria e onesta riflessione sul tema, perché da premesse antropologicamente sbagliate, non seguano riflessioni teologiche, ma soprattutto atteggiamenti pastorali o disciplinari sbagliati».

c.w.

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