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Tempo di virus: una maturità dall’atmosfera un po’ surreale

Per la prima volta gli studenti non parlano tanto della prova appena svolta, ma delle sensazioni percepite nel ritornare in aula

Tempo di virus: una maturità dall’atmosfera un po’ surreale

ISTITUTI SUPERIORI Un po’ di ansia prima, ma meno di quanto ci si possa aspettare. Un sospiro di sollievo dopo, ma soprattutto parecchia nostalgia, per la consapevolezza di non aver potuto vivere momenti iconici, come l’ultimo giorno delle superiori o la famosa notte prima degli esami scritti. Per la prima volta, dopo aver affrontato l’esame di maturità, all’uscita degli istituti superiori, gli studenti non parlano tanto della prova appena svolta, ma piuttosto delle sensazioni vissute nel ritornare in aula dopo quattro mesi di lezione a distanza a causa dell’emergenza coronavirus.

Tempo di virus: una maturità dall’atmosfera un po’ surreale 2Il maxicolloquio orale, l’unica prova chiamati a sostenere i maturandi 2020, per la maggior parte di loro si è rivelato più semplice del previsto, anche per la presenza di una commissione formata da tutti professori interni e dal presidente come unico elemento esterno.

La mattina del 17 giugno, alle 8, le scuole hanno aperto le porte ai loro studenti. C’è chi ha iniziato alle 8 e chi alle 8.30, proseguendo al massimo fino alle 14. All’interno degli istituti, oltre agli insegnanti, il personale al completo, per garantire la sanificazione di ogni postazione, superficie o oggetto toccato dagli studenti.

Negli istituti albesi, ci si è organizzati a seconda degli spazi, garantendo percorsi separati ed evitando ogni possibile assembramento, con frecce adesive sui pavimenti, cartelli e indicazioni, transenne e prodotti per la sanificazione posti a ogni angolo. Le modalità di ingresso sono uguali in tutte le scuole: lo studente si presenta all’ora indicata e, prima di poter accedere all’area adibita agli esami, compila un’autocertificazione e si igienizza le mani, indossando sempre la mascherina. È ammesso un unico accompagnatore, che deve firmare la stessa autocertificazione. A supervisionare il tutto, il personale scolastico, affiancato dai volontari della Croce rossa, pronti a intervenire per ogni evenienza.

Al liceo Da Vinci, dove si entra dal cortile esterno e si esce dal portone principale, la maggior parte delle aule d’esame si trova al primo piano. Qui incontriamo Denise Costa, studentessa delle scienze umane, che aspetta di entrare dalla commissione, con i fogli per gli ultimi ripassi in mano e la mascherina in viso: «Sono abbastanza rilassata, anche se avrei preferito gli scritti, che sono uguali per tutti e permettono una maggiore concentrazione. Ma oggi l’aspetto più emozionante non è tanto l’esame, ma rivedere la scuola e i professori».

All’istituto superiore enologico Umberto I, dove ogni studente attende in giardino, parliamo con Matteo Massucco: «L’ansia non è troppa, anche perché, avendo studiato da casa negli ultimi quattro mesi, abbiamo percepito meno la pressione dell’esame. Tornare a scuola con la mascherina e con il distanziamento sociale non è il massimo, ma sono felice di poter svolgere l’esame in presenza». Quando le porte delle aule d’esame si aprono, si legge sui volti dei ragazzi che escono la voglia di festeggiare, di confrontarsi con i compagni. Ma all’interno non si può e ogni emozione viene contenuta.

Al Da Vinci, Alessia Cavagnino esce sorridendo da una delle commissioni al primo piano; ad aspettarla fuori c’è un’amica. «Sono molto felice, perché l’esame è andato bene e l’orale si è rivelato molto più semplice del previsto. È stato bello rivedere gli occhi dei professori mentre mi interrogavano, un po’ come ritornare in un posto familiare dopo tanti mesi. In generale, sono stati molto comprensivi e non hanno fatto troppe domande», sono le sue prime impressioni.

Per quanto riguarda i collegamenti tra le diverse materie, la più complessa delle cinque che compongono il colloquio, ad Alessia è toccata una foto di Oscar Wilde, che ha collegato con il tema della bellezza.

«Un aiuto avere i nostri docenti»

Mentre Alessia Cavagnino al Da Vinci racconta le sue impressioni alla cronista, dall’aula vicina esce Tempo di virus: una maturità dall’atmosfera un po’ surreale 2Carola Paganotto, studentessa del linguistico. Si capisce che vorrebbero avvicinarsi, ma mantengono la distanza. Così Carola racconta: «La prova è andata bene. Questi quattro mesi sono passati molto velocemente ed è strano essere rientrati per l’esame, consapevoli che questo sarà il nostro ultimo giorno da liceali».

Al Cillario Ferrero incontriamo Federica Giangrande, 24 anni, studentessa del serale, all’indirizzo socio-sanitario. Subito dopo la prova, tira un sospiro di sollievo: «Sono una persona molto ansiosa e quindi non ho vissuto bene la mia notte prima degli esami. Ma, una volta dentro, mi sono resa conto che è stato un grande aiuto trovarci di fronte ai nostri professori, che conoscono bene il percorso di ognuno di noi».
Archiviata la prima settimana di orali, si prosegue con la seconda: nelle scuole con il maggior numero di studenti, la fine degli esami è fissata per la prima settimana di luglio.

Francesca Pinaffo

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