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Marello sulla chiusura della stamperia Miroglio di Govone: “Non può finire così”

Miroglio: 250 dipendenti in ansia per il lavoro

ALBA Miroglio. Un marchio che nel mondo richiama al tessile italiano. Quello di eccellenza. Franco e Carlo Miroglio, che sollevarono dalla povertà Alba, le Langhe ed il Roero.  Migliaia di dipendenti negli anni ottanta, poi la crisi del settore.

La famiglia si divide. Edoardo Miroglio, figlio di Franco, parte per la Bulgaria. Oggi produce tessuti e vino. Qui prosegue il ramo familiare di Carlo.

Dopo il 2008, però, le cose si fanno difficili. Le prospettive di sviluppo cedono il passo ad una affannosa gestione della crisi che attraversa a fasi alterne il tessile e il cosiddetto “settore del fashion” di Vestebene. I piani industriali si susseguono con una cadenza frenetica. Allo stesso modo si alternano gli amministratori delegati. Ciò che rimane costante è il calo occupazionale.

I dipendenti che si contavano a migliaia, pian piano diventano centinaia.

Intanto negli anni vengono abbandonate le aree industriali di corso Asti alla periferia albese e si contraggono produttivamente quelle di via Santa Barbara, nel cuore della città.

Fino ad arrivare al drammatico oggi. L’annuncio della chiusura del tessile, della stamperia di Govone aperta negli anni ottanta.

Con tutto il rispetto e la comprensione delle difficoltà che la proprietà si trova ad affrontare, mi permetto di dire che la comunità albese non può accettare questa decisione. Il Piemonte non può accettarla.

Occorre reagire, aprire un confronto, trovare una via d’ uscita che preservi l’occupazione e salvi una storia nobile di questa terra. Non può finire così.

Serve unità. Le istituzioni facciano la loro parte. La famiglia faccia la propria.

Franco e Carlo Miroglio non credo avrebbero accettato a cuor leggero questo epilogo.

Maurizio Marello, Consigliere Regionale, già Sindaco di Alba

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