Il teologo albese che fa la cronaca dal Trumpistan

Il teologo albese che fa la cronaca dal Trumpistan 1
Edmondo Lupieri

L’INTERVISTA Storico del cristianesimo alla Loyola university di Chicago, l’albese Edmondo Lupieri ha curato per la rivista Adista una rubrica politica bisettimanale dedicata al quadriennio della presidenza Trump. Gli scritti sono ora raccolti nel volume Cronache dal Trumpistan. Diario di un teologo italiano in America (edito da Di Girolamo) e si offrono come appassionato resoconto di quanto accaduto negli Usa. Collegato dalla sua casa di Chicago, Lupieri risponde senza nascondere la preoccupazione per il futuro del Paese e per «la svolta autoritaria in corso».

Il suo libro ripercorre i quattro anni di presidenza Trump. Con quale spirito si è approcciato a questo lavoro?

«Il lettore non faticherà ad accorgersi di come, nel corso del tempo, il mio umore sia mutato. Nei primi capitoli prevale la perplessità per la scelta elettorale. Sin da subito Trump ha dimostrato di non essere adeguato al ruolo. Proseguendo nella lettura si comprenderà come allo stupore si sostituisca la preoccupazione. Le gaffe, gli scandali, le dichiarazioni incaute del presidente sono all’ordine del giorno, ma molti statunitensi continuano a sostenerlo religiosamente».

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Edmondo Lupieri

I sondaggi però danno in vantaggio, seppur di misura, il candidato democratico, Joe Biden.

«Questo non mi rassicura. Quattro anni fa anche Clinton era data per vincente. A mio giudizio anche in questa tornata elettorale il Partito democratico ha fatto di tutto per complicarsi la vita, puntando su un candidato debole che, su molte questioni delicate, ad esempio la sanità, non è in grado di proporre una visione diversa da quella repubblicana. Temo che il voto ormai imminente possa restituire un pareggio e sarebbe un risultato catastrofico. In questo caso si rischierebbe di dover ricorrere alla Corte suprema dove siedono, in maggioranza, giudici vicini a Donald Trump e al partito repubblicano».

I media europei restituiscono l’immagine di un Paese in seria difficoltà. A suo giudizio, quanto peserà sul voto il dilagare del Covid-19 e delle tensioni razziali?

«La recente positività al Covid-19 di Trump non sembra essergli costata cara, anzi. Si propone ora come una sorta di predestinato e il suo elettorato lo esalta in pieno delirio mistico. Questo è possibile perché la maggior parte del Paese s’informa mediante social network e televisione spazzatura, che sono piattaforme ideali per gli atteggiamenti sbruffoni e teatrali di Trump. Non c’è spazio per l’approfondimento e per una discussione seria. Il voto nero sarà determinante per un successo democratico, ma siamo sicuri che i neri riusciranno a votare in massa? Questo non è affatto scontato, soprattutto nelle comunità più povere e periferiche. Gli Usa restano un Paese a doppia velocità».

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Recentemente ci sono state tensioni tra la presidenza statunitense e la Santa Sede. Non crede che questo possa alienare a Trump il voto cattolico?

«In realtà i cattolici sono spaccati. L’ala più conservatrice vede in lui uno strumento della Provvidenza, esattamente come la destra evangelica. Trump, ad esempio, viene sostenuto per la normativa sull’aborto, che può rivelarsi uno strumento politico di peso nello scontro con i dem. Bisogna ricordare, inoltre, che negli Usa le istituzioni religiose possono finanziare le campagne elettorali dei politici, ma anche dei giudici e dei capi della Polizia. Da cattolico, residente in un Paese dove la religione è così presente nel dibattito pubblico, mi domando cosa ci sia di cristiano nella strategia economica perseguita in questi anni. Dalla politica energetica, altamente inquinante perché saldamente ancorata al carbone e al fracking, all’allevamento industriale che produce indicibili sofferenze agli animali. Mi chiedo come possano, uomini e donne che si dichiarano con fierezza buoni cristiani, essere indifferenti di fronte a questi temi».

Alessio Degiorgis

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