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Covid: pazienti in attesa di trapianto 3 volte più a rischio della popolazione sana

Covid: pazienti in attesa di trapianto 3 volte più a rischio della popolazione sana

TRAPIANTI In Italia, nonostante la pandemia, il bilancio di donazioni e trapianti per il 2020 è soddisfacente: c’è stata una lieve riduzione dei donatori, pari al 6%, rispetto al calo del 40-60% registrato in altri Paesi d’Europa. Sono in controtendenza le regioni Piemonte e Valle d’Osta che registrano una curva positiva con il 20% più dell’attività globale di donazione e trapianti, rispetto allo stesso periodo del 2019.

«L’analisi effettuata dalla Rete nazionale trapianti – dichiara Anna Guermani, responsabile del Coordinamento regionale delle donazioni e dei prelievi di organi e tessuti del Piemonte – evidenzia che il buon funzionamento dell’intero sistema è stato possibile anche grazie a un altro dato positivo, la riduzione delle opposizione alla donazione di organi e tessuti da parte dei cittadini, dei famigliari o degli aventi diritto di espressione di volontà alla donazione».

«L’attività regionale – aggiunge Antonio Amoroso, coordinatore del Centro regionale trapianti della Regione Piemonte – si è assestata su valori superiori al 20% rispetto allo scorso anno, a conferma che le strutture sanitarie coinvolte nell’intero processo di donazione-trapianto, benché sottoposte allo stress dovuto alla pandemia, hanno saputo finalizzare le donazioni per il trapianto nel rispetto dei bisogni dei propri pazienti e del territorio e delle indicazioni del Ministero della salute che ha incluso i trapianti fra gli interventi di emergenza, non sospendibili anche nei mesi di maggior rischio per i pazienti trapiantati, ancora più fragili rispetto al  resto della popolazione con patologia e più esposti a contaminazione».

Studi clinici e analisi dettagliate evidenziano che i pazienti in attesa di trapianto corrono un rischio di infezione e di complicanze associate o dipendenti da Covid-19, circa 2-3 volte superiori alla popolazione sana, per questo le misure preventive e precauzionali sono rafforzate sia nel paziente deceduto, ovvero il donatore, dovendo escludere qualunque rischio di infezione da Covid-19 sia nei riceventi che vengono seguiti, laddove possibile, con visite in videoconferenza e non in presenza che consentono di evitare il contatto e allo stesso tempo non riducono il numero di visite.

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