Grimaldi (Luv): Si faccia un vero tracciamento e si regolamenti il mercatino dei tamponi rapidi

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Immagine d'archivio

PANDEMIA «Ringraziamo il gruppo di lavoro degli epidemiologi che hanno letto e valutato la nostra proposta, avevamo anche noi avanzato dubbi dal punto di vista organizzativo ma eravamo convinti che, in virtù dell’utilità di monitorare tutti i piemontesi, tali difficoltà potessero essere superate», spiega Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi uguali verdi e sostenitore della proposta di sottoporre tutti i piemontesi a un test per il Covid-19; idea che è stata respinta. «A differenza di Cirio il parere degli esperti lo teniamo talmente in considerazione che emenderemo il nostro testo affinché sia più rispondente alle reali possibilità ed esigenze della nostra Regione. Dobbiamo però essere altrettanto onesti: non siamo affatto sicuri che le raccomandazioni contenute per migliorare il sistema di tracciamento dei contatti – screening in determinati contesti che, per le proprie caratteristiche, richiedono strategie di monitoraggio mirate, in primis personale sanitario e tutte le famiglie e il personale coinvolto nel mondo della scuola – siano state ascoltate e organizzate dalla Giunta. In fondo stiamo parlando di un dejavù perché quelle sono raccomandazioni che gli esperti avevano formulato già la scorsa estate ma che la nostra Regione è stata del tutto incapace di fare. Se vogliamo evitare la terza ondata è bene che i progetti per fronteggiarla sia già pronti. Noi purtroppo attendiamo ancora di conoscerli».

Le opposizioni propongono di stanziare 27 milioni per fare un tampone a tutti i piemontesi
Marco Grimaldi, consigliere regionale Luv

Prosegue Grimaldi: «Sappiamo che lo screening nelle scuole non è mai partito, quello nelle strutture sanitarie è andato a singhiozzo e non ha incluso molti operatori non sanitari che negli ospedali ci lavorano, e il tracciamento è saltato a inizio ottobre, non appena i contagi hanno ripreso timidamente a salire; cosa è davvero cambiato nel frattempo?».

Cosa va regolamentata, secondo il capogruppo di Luv, è la disponibilità dei test da parte dei privati: «Si sta scatenando la corsa dei tanti privati a fare test rapidi, confondendo spesso l’offerta degli antigenici con i sierologici, offrendoli a prezzi esorbitanti (anche 75 euro per un test che ne dovrebbe costare 30) e senza inserire il risultato nel registro regionale. Alcuni lo avranno fatto in buona fede, ma molti sono semplicemente farabutti che speculano sulla legittima voglia delle persone di incontrarsi in sicurezza durante le feste anche in rispetto dei decreti nazionali; è compito della Regione mettere un freno ai mercatini del tampone sottotraccia, prima che si arrivi al mercato nero con tamponi fatti ad ogni angolo da persone non adeguate, senza ricevuta e con l’esito scritto sulla carta da pacchi. Possiamo consultare in fretta medici di base e farmacie per capire come rendere questo desiderio legale e possibile?».

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