Il Signore volge lo sguardo dove noi lo distogliamo

PENSIERO PER DOMENICA – NATALE DEL SIGNORE – 25 DICEMBRE

Il Natale è diverso ogni anno, perché Dio scende nella nostra storia e nella nostra vita, che sono sempre diverse. L’importante è scoprire il suo messaggio nuovo e unico. In questo Natale, segnato dal lockdown, prendiamo spunto da un grande testimone, Dietrich Bonhoeffer (1906-1945), vittima del nazismo. È una lettera ai genitori, scritta dal carcere il 17 dicembre 1943.

Il Signore volge lo sguardo dove noi lo distogliamo
Natività di Gesù a Betlemme, da una miniatura del XIII secolo (Padova, Biblioteca Capitolare).

Il Natale è più forte della solitudine. «Non dovete pensare che io mi lascerò abbattere da questo Natale passato in solitudine. Tra la serie di svariati Natali passati… questo acquisterà per sempre un suo posto particolare… Per decenni mi avete saputo dare dei Natali così belli che il grato ricordo di essi è forte abbastanza per illuminare anche un Natale più oscuro di questo. In momenti come questi si ha la prova di ciò che significa possedere un passato e un’eredità intima …: dà un senso di sicurezza di fronte a tutte le ristrettezze passeggere». La luce di cui parla Isaia (9,2-7) ha forzato anche le sbarre di un carcere; dunque può entrare nelle nostre case, chiuse per paura del virus.

L’autenticità del Natale non dipende da circostanze esteriori. «Dal punto di vista cristiano un Natale nella cella di una prigione non rappresenta nessun problema particolare… Che miseria, dolore, povertà, solitudine, disperazione significhino agli occhi di Dio ben altra cosa che agli occhi degli uomini, che Dio getti il suo sguardo proprio là dove gli uomini hanno cura di distoglierlo, che Gesù sia nato in una stalla perché non trovava posto negli alberghi, tutto ciò un carcerato lo può capire meglio di altri; questa è per lui veramente una lieta novella». Trovare i ristoranti chiusi potrebbe anche richiamare alla memoria che Maria e Giuseppe hanno vissuto questa esperienza a Betlemme (Lc 2,1-14): e loro non cercavano un pranzo di lusso, ma un posto letto per una partoriente!

Un bimbo che nasce è sempre una festa. Ce lo ricorda Isaia, con riferimento al figlio del re, le cui doti prefigurano il futuro Messia. Lo ripetono gli angeli ai pastori: un bambino avvolto il fasce, adagiato nella mangiatoia, è il segno del miracolo della vita. Ieri come oggi, su questa terra, l’unica vera antitesi alla morte è la vita che nasce. Se poi si tratta del Figlio di Dio, è un motivo più che sufficiente per fare festa: nelle nostre case, con le persone care, vicine o anche lontane. Certo, anche oggi come al tempo di Bonhoeffer, «dovunque ci sarà un Natale molto silenzioso, e più tardi i bambini se lo ricorderanno. Forse proprio per questo qualcuno s’accorgerà di che cosa sia veramente il Natale».

Lidia e Battista Galvagno

 

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