Tagliandi Ferrero contraffatti: è finito tutto in prescrizione

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ALBA È stata scritta la parola fine al processo sulla tentata truffa ai danni dell’azienda albese tra le più note a livello internazionale, cioè della Ferrero, per l’alterazione dei tagliandi dei concorsi “Phone & Fun” e “Vinci Eke e premi Asics,” indetti dalla società dolciaria nel 2004.

A chiudere, nei giorni scorsi, l’annosa vicenda giudiziaria è stata la prima sezione penale della Corte di appello di Torino, che ha dichiarato non doversi procedere per intervenuta prescrizione del reato di tentata truffa e assolvendo gli imputati dal reato di falso in scrittura privata, in quanto non più previsto come tale dalla legge, dopo la sua abrogazione nel 2016.

La Corte d’appello ha liquidato, in ogni caso, le spese a favore della Ferrero Spa, costituita parte civile con lo studio legale Andreis di Torino. Il processo prese il via, circa 15 anni fa, da una denuncia presentata alla Procura della Repubblica di Alba dalla Ferrero Spa, che si era vista recapitare una serie di tagliandi dei due concorsi (nei quali erano stati messi in palio 20 quadricicli a motore Eke del valore di 13mila euro ciascuno) superiore ai premi messi a disposizione e visibilmente alterati.

La Procura iscrisse nel registro degli indagati 58 persone. Nei loro confronti, il Gip del Tribunale di Alba dispose un incidente probatorio, con affidamento dell’incarico alla Polizia scientifica di Torino di accertare se i tagliandi fossero stati contraffatti o alterati successivamente alla stampa e alla commercializzazione e se vi fossero stati errori nella procedura di stampa. La perizia accertò che i tagliandi erano stati alterati mediante un solvente, con cui era stata cancellata , la parola “non” dalla dicitura “non hai vinto” riportata sugli incarti. Gli incarti non vincenti erano diventati così vincenti.

Il processo fu archiviato per gli indagati e gli imputati che rinunciarono al premio, mentre proseguì nei confronti di 13 persone, condannate dal Tribunale di Alba, nel 2011, a 5 mesi di reclusione ciascuna, per falso e tentata truffa. In seguito, fu proposta l’impugnazione dai loro legali. L’avvocato albese Dario Gramaglia, difensore di 7 dei 13 imputati a giudizio in appello, spiega: «Secondo la Polizia scientifica, le alterazioni erano state effettuate tutte con il medesimo solvente. Nell’atto di impugnazione, era stata evidenziata l’impossibilità che gli imputati, residenti in regioni diverse (Campania, Calabria, Sicilia, Lombardia, Puglia), avessero utilizzato la stessa tecnica e il medesimo solvente. Inoltre, non si conoscevano tra loro e si erano dichiarati innocenti. L’intervenuta prescrizione ha reso non più necessario l’accertamento nel merito».

Manuela Zoccola

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