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La luna e i falò, nuova edizione per un classico

La luna e i falò, nuova edizione per un classico

LETTERATURA Potrebbe non essere un grande editore a pubblicare per primo un libro di Pavese, ora che i diritti dell’autore sono scaduti, a settant’anni dalla morte. Potrebbe invece essere la piccola tipografia Baima & Ronchetti di Castellamonte a far uscire la prima edizione non Einaudi del celebre romanzo La luna e i falò, con il contributo intellettuale di Franco Vaccaneo. Il condizionale è d’obbligo, perché sono davvero in molti a volersi aggiudicare questo primato, anche se la tipografia torinese sembra ormai in pole position.

La luna e i falò, nuova edizione per un classico 1

L’editore Mauro Baima precisa: «Ci fa piacere essere tra i primi a farlo, ma non vogliamo entrare in un clima di agonismo aggressivo con gli altri editori». A ogni modo, quest’operazione farà drizzare le antenne ai lettori e ai bibliofili: si tratterà di un’edizione curata e stampata in un laboratorio artigianale. «Nasciamo come tipografi, ma nel 2007 abbiamo deciso di intraprendere anche un nostro percorso nel mondo dell’editoria», dice Baima. «Abbiamo una collana, chiamata “Biblioteca degli scrittori piemontesi” in cui accogliamo autori locali che faticano a trovare spazio e grandi scrittori piemontesi del passato come Bersezio e Lajolo. È una soddisfazione poter inserire nel nostro catalogo un’opera prestigiosa come quella di Pavese».

Il volume, che è in stampa, sarà distribuito in molte edicole e librerie delle province di Asti, Cuneo e Torino. A breve l’editore canavese farà uscire un altro volumetto, curato da Donato Bosca, con interviste, alcune inedite, rilasciate da scrittori, parenti o loro amici (tra i quali Pinolo Scaglione, il Nuto della Luna e i falò).

A curare la nuova edizione del romanzo pavesiano, dopo la precedente collaborazione per il libro I soli stanno soli e fanno luce, è stato scelto Franco Vaccaneo, che si è cimentato con entusiasmo nella scrittura di una postfazione del romanzo. «Mi ha chiamato Mauro chiedendomi una prefazione, ma so per certo che Cesare Pavese non avrebbe apprezzato», spiega. «Già all’epoca della collana viola Einaudi lo scrittore litigava spesso con Ernesto De Martino proprio perché non voleva che i testi pubblicati fossero indirizzati da una nota introduttiva, per questo ho preferito scrivere una postfazione».

Nella lettura che Vaccaneo offre in appendice ai lettori si ricorda la vicenda del protagonista Anguilla, un trovatello emigrato per far fortuna in America, che dopo molti anni torna al paese d’infanzia. È la storia «di un ritorno non pacificato e non risolutivo dei conflitti esistenziali dell’alter ego pavesiano. Pavese smentisce, nel ritrovare i luoghi perduti, ogni possibile elegia dell’eroe, insieme alla ricorrente retorica del “paese più bello”, che l’autore ama ma con la consapevolezza di “venire da molto lontano” e d’essere prossimo a una nuova, definitiva ripartenza».

Pavese ritrova nell’ultima opera, da lui considerata una personale Divina Commedia, tutti i temi della sua produzione (il paesaggio delle Langhe, il tempo dell’infanzia e la dimensione mitica) ma con disincanto: il ricongiungimento con la terra natale non è ormai più possibile.

Lorenzo Germano

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