Dolore e amore secondo il cappellano di un hospice

Dolore e amore secondo il cappellano di un hospice

LIBRO «La storia umana e il vissuto di ogni singola persona sono inevitabilmente segnati da ferite e traumi, disappunti e ingiustizie, malattie e morte. L’evento morte è solo l’ultimo dei distacchi, anticipato da una serie di perdite che costellano l’esistenza. Non è possibile negare o rimuovere i nuclei dolorosi dell’esistenza, né sottrarsi alla legge della fragilità, della finitezza, dell’impotenza che, presto o tardi, si presentano attraverso una patologia, l’avanzare degli anni, l’approssimarsi della morte».

LENISCO IL MIO DOLORE PARLANDO DEL MIO AMORE
Arnaldo Pangrazzi
Edizioni San Paolo
192 pagine
12 euro

Così inizia l’attualissimo libro, considerati i tempi difficili che stiamo vivendo, di padre Arnaldo Pangrazzi, camilliano, che ha iniziato il suo ministero accompagnando i morenti e le persone in lutto a Milwaukee, negli Stati Uniti, per poi dedicarsi all’insegnamento su queste tematiche; attualmente cappellano in un hospice di Roma, grazie alla sua esperienza e sensibilità ci offre uno strumento per l’accompagnamento delle persone sofferenti e nel lutto.

«Il coronavirus ci mette di fronte ai nostri limiti e alla paura della morte, ma ci ricorda pure cheDolore e amore secondo il cappellano di un hospice 1 dobbiamo investire bene il nostro passaggio in questo mondo». Quando affrontiamo un’avversità globale, dobbiamo cercare di portare alla luce la nostra creatività per renderci consapevoli che la morte fa parte della vita, nonostante tendiamo a non pensarci e a rimuoverla. Nessuno di noi sa come e quando accadrà, ma per noi cristiani la speranza è importante. Cristo, infatti, ci ha dimostrato che la morte non ha l’ultima parola, che non è un destino bensì un passaggio.

Così le persone che ci hanno lasciato vivono nei nostri cuori attraverso i ricordi e i valori che ci hanno trasmesso, come luci che irradiano la nostra esistenza. E sappiamo che un giorno ci uniremo a loro. Allora il dolore è l’altra faccia della medaglia dell’amore, soffriamo perché abbiamo amato.

Alcuni distacchi sono anticipati; altri sopraggiungono all’improvviso e travolgono come un fiume in piena. Nei lutti alcuni sono capaci di reagire sostenuti dai legami affettivi, dalla fede e dagli impegni; altri rimangono smarriti e disperati.

L’autore con stile scorrevole, profondo e incisivo accompagna il lettore, con esperienze vissute ed esempi, nei diversi labirinti del lutto e nei diversi paesaggi della speranza. «La sofferenza non si può rimuovere o ignorare, ma va accettata, ascoltata, condivisa e trasformata. Il cammino per trasformare la disgrazia in grazia è lungo e tortuoso».

Walter Colombo

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