Pandemia e lockdown, Cna benessere e sanità: riapriamo i centri estetici per combattere quelli abusivi (VIDEO-INTERVISTA)

IL GRIDO D’AIUTO DI PATRIZIA, TITOLARE DI UN CENTRO ESTETICO ALLE PRESE CON LE CHIUSURE FORZATE CHE NE STANNO MINANDO IL FUTURO

Pandemia e lockdown, CNA Benessere e Sanità: riapriamo i centri estetici per combattere quelli abusivi (VIDEO-INTERVISTA)

PANDEMIA/CHIUSURE CNA Benessere e Sanità aveva lanciato l’allarme qualche settimana fa, mettendo in relazione le sempre maggiori restrizioni del Governo legate a specifiche attività commerciali, e la conseguente proliferazione di attività “alternative” dalla chiara natura abusiva.

«L’emergenza pandemica ha comportato una diffusione a macchia d’olio della piaga dell’abusivismo nel settore dell’acconciatura e dell’estetica. Un fenomeno dalle proporzioni enormi nell’intero Paese, che mette a repentaglio la salute dei cittadini e la tenuta degli operatori che rispettano le regole – spiega CNA Benessere e Sanità – Gli ultimi dati a disposizione, diffusi dall’ Istat, descrivono un quadro preoccupante. Già nel 2018 il tasso di irregolarità di acconciatori e centri estetici risultava del 27,1%. Il valore in assoluto più alto osservato tra i vari settori e che supera di gran lunga quello medio nazionale (14,2%). Il fenomeno si è acuito in coincidenza con le chiusure imposte alle imprese di acconciatura e di estetica dal Governo, nelle zone rosse del Paese».

Un risultato che è andato aggravandosi, in concomitanza con le attuali chiusure nelle zone rosse dell’Italia e i lockdown che si sono susseguiti negli ultimi dodici mesi, che hanno rappresentato una manna per gli abusivi.

Hanno infatti operato indisturbati, intensificando la loro attività, senza rispettare alcun protocollo o misura di sicurezza. Con la conseguenza di esporre i cittadini che ricorrono ai loro servizi a un enorme rischio di contagio.

A farne le spese ulteriormente sono i centri estetici regolari, quelli che vivono di questa attività, che si attengono scrupolosamente alle direttive del governo e che oggi vedono nubi nere sul proprio futuro, come nel caso di Patrizia Sandri che, con 30’anni di esperienza nel settore, da 13 anni gestisce un centro estetico insieme al marito a Sanfrè e, come per molte famiglie, questa attività rappresenta l’unica fonte di sostentamento.

Proprio per questo motivo, con il cappio che va stringendosi giorno dopo giorno, ciò che Patrizia chiede con grande dignità è una cosa sola: «Perchè noi non possiamo lavorare in questo momento?»

Certo, l’estetica non è stata classificata per i governanti come “attività essenziale”, però, come sottolinea Patrizia «…non sarà essenziale da un punto di vista pratico, ma lo è da un punto di vista psicologico, umano, è essenziale per la mia famiglia che ne trae sostentamento ed è essenziale per tante delle nostre clienti, perchè noi non offriamo solo un servizio estetico. L’estetista infatti, – prosegue Patrizia – oggi deve saper rapportarsi con il cliente anche sotto altri punti di vista. Noi in particolare abbiamo soprattutto clienti anziane, che vivono da sole e non vengono da noi solo per tagliare le unghie dei piedi o per curare le callosità, me vengono anche per stare un’ora in nostra compagnia, fare una chiacchierata con noi…. noi non siamo l’estetica inutile come tanti pensano e come ci hanno anche definiti».

Patrizia spiega «Noi siamo realmente un aiuto a 360° per le persone, anche per quel che riguarda i massaggi. Diversi medici mandano le pazienti da noi perchè ci occupiano anche di linfodrenaggio…quindi non è solo motivo di vanità venire da noi, ma spesso è una necessità per tante pesone. Questo è un periodo in cui le persone sono psicologicamente molto provate, e quindi secondo me bisogna che, chi decide chi deve chiudere e chi deve tenere aperta un’attività, si renda conto che è un’attività non solo importante ma molto essenziale».

Ad accrescere la frustrazione per certe attività, il constatare come altri esercizi similari siano stati invece ritenuti essenziali e continuino a esercitare la propria professione senza restrizioni nè penalizzazioni «Io quando ho aperto, – sottolinea Patrizia –  ho dovuto chiedere all’ASL le procedure e le normative per poter esercitare e sono stata equiparata ad uno studio medico, quindi ho uno studio estetico dove all’interno si ritrovano gli stessi requisiti di uno studio medico, gli stessi dispositivi di sicurezza, gli stessi controlli di sicurezza. Periodicamente c’è un ingegnere che viene a controllare che gli impianti siano a norma, abbiamo l’obbligo della sterilizzazione, quindi abbiamo tutte le caratteristiche che verrebbero richieste, ad esempio, ad un podologo, quindi io mi chiedo: perchè il podologo in questo momento può lavorare e la nostra categoria no? Solo perchè lui è un medico e noi no? Però noi abbiamo la stessa tipologia di formazione, non siamo medici, è vero, ma fondamentalmente il lavoro finale è lo stesso. Noi manteniamo le distanze che ci vengono richieste, quando non è possibile farlo adottiamo tutti i dispositivi necessari, quelli che lo Stato ci ha obbligato a procurarci, quelli su cui ci ha fatto investire per il centro, eppure da marzo, quando è partito il Covid, siamo stati costretti a chiudere. Dal 10 marzo all’11 maggio 2020, ci è stato impedito di lavorare, siamo stati chiusi tutto novembre, siamo stati chiusi alla vigilia di Natale, che per noi è un danno allucinante, ancora chiusi la vigilia di Capodanno, la vigilia dell’Epifania e adesso siamo nuovamente chiusi da tre settimane, senza sapere quando riapriremo, perchè date certe non ne sono ancora uscite. Quello che mi sto chiedendo ora è: ma io devo andare avanti nella mia attività? Io ho investito 30 anni della mia vita, ho studiato, mi faccio tutti i master possibili immaginabili a mie spese, la mia anima e la mia vita sono qui, ma nessuno sta dando risposte verso cosa stiamo andando e vorrei che si prendesse in considerazione questa cosa, perchè tutta questa incertezza ci sta logorando. Nessuno nega la problematica del Covid, ma il Governo mi pare non si renda conto del danno che sta facendo ad attività come la nostra e a persone come noi che hanno seguito scrupolosamente tutte le direttive imposte, ma nonostante questo, si trovano ancora a cercare di capire se ci sarà un futuro».

Un grido di aiuto che è arrivato anche alle massime rappresentanze del Governo come conferma la stessa Patrizia «Ho scritto al Presidente Cirio e alla sua segreteria, senza ricevere mai una risposta. Io chiedo cosa devo fare con il mio centro estetico, che fine farò? Riaprirò? Dovrò cambiare lavoro? Ci sarà la possibilità di avere delle certezze sulla nostra tipologia di lavoro? Come devo andare avanti? Sopravviverò con la mia attività? Perchè in questo momento ho dei forti dubbi».

CNA Benessere e Sanità attraverso il suo comunicato si è schierata al fianco di acconciatori ed estetiste in questa difficile battaglia. Ecco perché ha lanciato sui social una campagna di sensibilizzazione verso i consumatori, per renderli consapevoli dei pericoli che si corrono rivolgendosi a operatori irregolari e non autorizzati. Alla luce di questa emergenza, riaprire nelle zone rosse le attività regolari, rappresenterebbe una misura per arginare almeno in parte le attività degli abusivi che, non adottando i protocolli, oltre a danneggiare chi opera nelle regole, è potenziale fonte di diffusione di contagio.

Mai come in questo momento, c’è bisogno di trasmettere alle imprese sane un segnale tangibile che indichi la reale vicinanza delle istituzioni.

Alice Ferrero

 

Intervista esclusiva a Patrizia Sandri, titolare del centro estetico a Sanfrè

 

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