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Agricoltura: la Cia albese sceglie Giacomo Damonte

ALBA Giacomo Damonte, 35 anni, è il nuovo presidente della zona di Alba della Cia agricoltori italiani. Lavora, a Canale nell’azienda vitivinicola di famiglia Malvirà, a cui si è aggiunto, nel 2003, l’agriturismo Villa Tiboldi. Il padre Roberto è stato presidente provinciale Cia dal 2010 al 2017. Damonte subentra a Giacomo Barbero.

Lo ha eletto, per alzata di mano, l’assemblea dell’area riunitasi ad Alba in sala Riolfo all’interno del Cortile della Maddalena. Damonte entrerà anche nel Consiglio esecutivo e in quello direttivo provinciale. Gli iscritti presenti – tanti i giovani – hanno deciso i componenti del Comitato di zona e i delegati per l’assemblea provinciale che si terrà a Fossano sabato 15 gennaio. Alla riunione albese  hanno partecipato il presidente uscente e ricandidato alla guida di Cia Cuneo, Claudio Conterno, il presidente dei giovani imprenditori Cia, Marco Bozzolo, il direttore provinciale, Igor Varrone, e i vicedirettori, Daniela Destefanis, anche responsabile della zona di Alba, Filomena Sammarco e Silvio Chionetti.

Gli interventi in sala Riolfo

Il direttore Varrone, dopo aver ringraziato la squadra che ha lavorato negli ultimi anni, ha illustrato alcune modifiche allo Statuto che saranno portate all’approvazione dell’assemblea del 15 gennaio e annunciato l’apertura degli sportelli dedicati a castanicoltura, apicoltura e l’assistenza in campo per la coltivazione delle nocciole.

Il presidente uscente Conterno ha detto: «Non volevo più la carica, intendevo lasciarla in mano ai giovani. Ma forse non è ancora giunto il tempo e, allora, sollecitato da molti iscritti, mi sono riproposto. Perché qualcuno si deve comunque assumere la responsabilità di guidare l’organizzazione. Anche se richiede un impegno sempre maggiore».


Poi, ha ricordato come l’agricoltura della provincia di Cuneo sia ricca di eccellenze in tutti i settori. Aggiungendo: «Il mondo rurale, però, sta camminando velocemente e noi dobbiamo essere pronti a cogliere in tempo tutte le trasformazioni. I nostri imprenditori ne devono essere consapevoli e vanno aiutati a costruire nel loro pensiero una mentalità nuova e attenta ai continui cambiamenti che impongono anche un modo diverso di lavorare».

Infine, ha ringraziato i colleghi di Giunta e i dipendenti: «Siamo una squadra vincente. Ma bisogna impegnarci con tutte le nostre forse per intercettare i problemi e risolverli. Dobbiamo ancora migliorare, perché se ci accontentiamo dei risultati raggiunti non va bene».

Il vicedirettore e responsabile della zona di Alba, Daniela Destefanis: «Negli ultimi due anni ci siamo dovuti confrontare con un periodo terribile a causa dell’emergenza sanitaria. Eravamo spaventati e preoccupati. Però, siamo stati vicino alle nostre aziende in tutti i modi che si poteva. Anche per telefono. In modo da non farle sentire sole in un momento molto difficile. Questo impegno ci ha cambiato e reso stanchi, ma ora non è il momento di arrenderci. Anzi, dobbiamo trovare nuove energie per andare avanti».

Il vicedirettore e responsabile dell’area tecnica, Silvio Chionetti, ha presentato le novità, comunque in continuo aggiornamento, sulla Politica agricola comune (Pac).

Invece, Giovanni Costamagna, tecnico Cia con la delega ai finanziamenti agevolati, ha spiegato gli ultimi bandi legati al Programma di sviluppo rurale. Concludendo: «Agli agricoltori ricordo che non si corre dietro al bando tanto così per tentare di avere qualche contributo, ma si deve andare dietro alle vere esigenze dell’azienda con una programmazione chiara di cosa si vuole fare. Solo così è possibile ottenere delle risorse. Altrimenti si corre il rischio di rimanere a bocca asciutta».

Durante l’assemblea è anche stata proposta la candidatura di Luca Marenco alla guida di Agia – i giovani imprenditori Cia – che subentrerebbe al posto di Marco Bozzolo se, quest’ultimo, il 15 gennaio sarà eletto vicepresidente provinciale, con Conterno riconfermato alla presidenza.

La parola a Damonte

Giacomo Damonte, 35 anni, laurea in viticoltura ed enologia, lavora, a Canale, con i cugini Francesco e Pietro, nell’azienda Malvirà, guidata dal padre Roberto, già presidente Cia dal 2010 al 2017, e dallo zio Massimo. Si occupa principalmente della cantina e di una parte del commercio con l’estero. All’attività di lungo corso si è aggiunta, a partire dal 2003, quella agrituristica, con stanze e ristorazione, nel vicino complesso di Villa Tiboldi. Quest’ultima struttura è gestita dalla mamma di Giacomo, Patrizia, e dalla cugina Lucia.

Malvirà è un’azienda storica del Roero fondata dal nonno Giuseppe, che coltivava i vigneti, la frutta e gli ortaggi, insieme ai figli Giorgio, Roberto e Massimo. Poi, Giorgio ha continuato con la produzione di frutta e verdura, mentre Roberto e Massimo si sono dedicati alla vitivinicoltura.

Dice Giacomo Damonte: «Ho iniziato a dare una mano in azienda già quando frequentavo l’Istituto enologico ad Alba e, poi, l’Università a Torino. Quindi, è stata una scelta naturale restarci anche dopo. L’attività è molto interessante perché spazia a 360 gradi: puoi stare nei vigneti; in cantina; curare le degustazioni; viaggiare per promuovere i tuoi prodotti e il territorio; conoscere persone con percorsi lavorativi diversi dal tuo capaci di arricchirti le conoscenze».

Adesso essere presidente di Cia Alba cambia qualcosa nella sua esperienza personale?

«Conosco la Cia abbastanza bene, perché quando mio padre Roberto era presidente lo accompagnavo spesso alle riunioni. È un mondo che mi piace perché non tratta gli imprenditori come dei numeri, ma li segue e si prende a cuore i problemi di ognuno di loro. Una sensibilità percepita in modo positivo dalle aziende e questo significa che la strada intrapresa è quella giusta».

Gli obiettivi del suo mandato?

«Visitare bene il territorio per capirne la situazione complessiva.  Quindi non solo conoscere i problemi del settore vitivinicolo, ma anche quelli degli altri comparti agricoli. Per mettere tutti sullo stesso piano. Ascoltando le aziende e facendomi carico delle loro esigenze. A volte si portano avanti concetti importanti, ma se questi non si riescono poi a legare al lavoro concreto diventano parole vuote».

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