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Spunti di riflessione e preghiera, in ricordo di Davide Giri (Fotogallery)

Spunti di riflessione e preghiera, in ricordo di Davide Giri

ALBA Oggi la cattedrale di San Lorenzo ha accolto in preghiera una moltitudine di persone, in ricordo del compianto Davide Giri, poco più che trentenne, ucciso la sera del 3 dicembre a New York. Il duomo di Alba ha fatto da eco a momenti di profonda riflessione, rivolti in particolare ai giovani, moltissimi studenti del  liceo classico Govone, che con grande partecipazione hanno partecipato alla veglia di preghiera per la tragica scomparsa di Davide.

«Cari giovani, non vedo le vostre facce, prudentemente nascoste dietro le mascherine. Vedo solo i vostri occhi. E nei vostri occhi leggo una domanda: adulti, genitori, professori, educatori, preti, avete qualcosa da dirci in questo momento? Parole non scontate, per favore, parole non scopiazzate da qualche libro, parole che vi nascano dal cuore?
Sì, ragazzi, abbiamo qualcosa da dirvi. Ci proveremo.
Ma prima di parlare a dei giovani, noi adulti dobbiamo chiedervi perdono. Volevamo costruire per noi e per voi un mondo più bello, sereno, sicuro, senza povertà, senza fame, senza violenza. Abbiamo puntato tutto sul benessere e sulla ricchezza, sacrificando umanità e sicurezza. Vi lasciamo in eredità un mondo difficile, in certi momenti terribile. La vita per voi sarà dura: perdonateci!»

1.  Il grido

«Fatta questa premessa, entriamo in questo momento di riflessione e preghiera. La prima cosa da fare è liberare i sentimenti, aprire i cuori per lasciar uscire le domande, i perché senza risposta, la rabbia. I sentimenti che ci portiamo dentro sono tanti e diversi. I sentimenti sono tutti veri. Per individuarli ci facciamo aiutare dalla Bibbia, il libro della vita.
Nella Bibbia ci sono tante storie di vita. La vicenda di Davide, ad esempio, è la fotocopia della storia di Geremia: secondo autorevoli tradizioni (non secondo il testo sacro che non entra in questi particolari), questo giovane profeta ha vissuto, forse ha assistito all’assassinio della giovane fidanzata, passata a fil di spada sotto i suoi occhi. È allora prorompe in quel grido: “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo”. Lo stesso grido di maledizione di Giobbe: “Maledetto il giorno in cui sono nato”. C’è però chi reagisce diversamente, come il sapiente che rassicura che “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio”. Ma questa fede non ha impedito a Gesù di piangere davanti alla tomba di Lazzaro. Poi però lo stesso Gesù, dalla croce ha pronunciato quelle parole sconvolgenti: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Non sappiamo cosa abbia pensato Davide, se abbia avuto il tempo per un ultimo pensiero. Sappiamo cosa abbiamo provato noi, alla notizia della sua morte.
In un momento di silenzio ciascuno richiami alla mente i sentimenti che ha provato. Li deponga sull’altare, senza paura: Dio non si spaventa, Dio ascolta ogni grido. Accompagneremo questo momento con tre Ave Maria, in comunione con Maria, una mamma che ha assistito in diretta alla morte del figlio poco più che trentenne».

Preghiera

MARIA, TU PUOI CAPIRE
Maria, tu puoi capire
il dolore che ti assale
per una vita strappata
nel fiore degli anni.
Tu che hai provato
questo strazio,
come hai potuto non maledire
chi uccideva tuo Figlio?
Sul Golgota, a mezzogiorno,
si fece buio su tutta la terra:
le stesse tenebre
da New York sono arrivate a noi.
Ma siamo troppo assetati
di vita e di gioia
per riuscire a reggere
il pensiero della morte.
Sta vicino a noi giovani
perché non si spenga la speranza,
fiaccola indispensabile
per il nostro cammino.
Aiutaci a continuare a credere
nel nostro futuro,
a costruire insieme
un mondo più umano.
Solo così Davide
non sarà morto invano:
se si potrà dire
che ha vinto la vita.

2.  L’ascolto

«In questo secondo momento di preghiera ci mettiamo in ascolto. Se crediamo che Dio ha ascoltato noi, il nostro grido, adesso tocca a noi ascoltare Lui. Cosa ci dice? Non vuote parole di consolazione! Gesù ci dice che lui sa cos’è il morire, che anche lui ha pianto per la morte di Davide, come un giorno ha pianto per la morte di Lazzaro, che lui è con noi, al nostro fianco per lottare contro la violenza e la morte.
“Belle parole – qualcuno potrebbe dirmi – perché allora non ha fermato la mano assassina?”. La risposta è molto semplice: perché quella mano assassina doveva fermarla qualcun altro! Perché quel gesto doveva essere prevenuto, da chi ha il dovere di occuparsi della nostra sicurezza. Dio non è il tappabuchi delle insufficienze della giustizia umana.
Dio ci ha creati liberi, ci lascia liberi: per questo non ha fermato la mano che ha trafitto Davide, come un tempo non ha fermato la mano che ha trafitto suo Figlio.
Allora mi direte: “Che ce ne facciamo di un Dio così?”. Qui entra in gioco la fede, che ci sfida a credere che lo stesso Dio che non ha impedito l’assassinio di suo Figlio ha regalato a suo Figlio la risurrezione, una vita nuova. Lo stesso regalo che farà a Davide e a tutti noi. La sfida della fede è tutta qui.
Per questo possiamo anche provare ad immaginare l’incontro di Davide con Gesù:
Da dove vieni, Davide, fratello mio?
Vengo da una terra in cui la vita non conta niente, perché contano solo i soldi; vengo da una terra dove si muore per gioco, dove ogni giorno si uccide senza motivo. Ma non è giusto: troppo breve è stata la mia vita, troppi miei progetti sono rimasti incompiuti.
Non volgerti indietro, Davide, fratello mio: troppo breve è stata la tua vita come troppo breve è stata la mia. Come me tu hai vissuto una vita meravigliosa. Sta’ tranquillo, io ho scritto il tuo nome sul libro della vita: tu sarai giovane per sempre; tu sarai vivo per sempre».

Preghiera

Luce e tenebre
Davide, sei andato al tuo appuntamento con la luce.
Là non c’è pena per te; per te c’è gioia,
perché in Dio trovano compimento e pienezza
tutti i sogni incompiuti della tua giovinezza.
Ma è pena per noi,
rimasti nell’ombra e nella notte,
fattasi improvvisamente più oscura.
È pena per noi,
che lentamente e con fatica
ci avviciniamo al mistero da te varcato.
Dalla luce di Dio che hai raggiunto,
fa che papà e mamma, i tuoi fratelli, i compagni e gli amici,
tutti quelli che ti hanno conosciuto ed amato
avvertano la tua mano posarsi dolcemente sul loro capo,
come una carezza di luce,
che porti ai loro cuori smarriti
il dono divino di una sofferenza pacificata e consolata.
Lo chiediamo nel nome di Gesù,
che prima di partire per il viaggio verso il Padre
ha rassicurato i suoi amici:
“Vado al Padre, ma sarò sempre con voi”.
Aiutaci a credere che è davvero così.

3.  La promessa

«Alla flebile luce della candela deposta sull’altare all’inizio di questa celebrazione, noi dobbiamo guardare avanti. Come? La morte di Davide, come la morte di Gesù, come ogni morte ha in sé una grazia di risurrezione. La morte in se stessa non ha senso, ne riceve uno solo se dopo la morte qualcosa risorge.
Io ci credo profondamente: questo pensiero mi ha aiutato tante volte. Provo a dirlo attingendo dalla mia esperienza. Quando frequentavo la prima liceo, a 16 anni, ho perso un compagno di scuola più vecchio di me di due anni, morto di leucemia. Il prete che ci faceva allora da guida, don Giovanni Lisa, oggi missionario in Brasile, ci accompagnò in quel momento molto difficile e ci offrì questo aiuto: “Vanni – così si chiamava – può e deve restare vivo dentro di voi. Perché questo avvenga, promettete solennemente che lotterete tutta la vita contro la superficialità e l’egoismo”.
Da allora sono passati più di cinquant’anni e non ho mai dimenticato quelle parole.
Le ho richiamate alla mente e le propongo a voi, perché credo che questo possa essere il ritratto di Davide: lui ha bandito dalla sua vita la superficialità e l’egoismo; è stato un giovane profondo nello studio e generoso nel volontariato. Con il sorriso che abbiamo visto stampato sul suo volto nella fotografia che è stata diffusa, in questo momento, ci dice che vivere così è valsa la pena. Ci invita a raccogliere il testimone che la sua mano insanguinata ha lasciato cadere.
Raccoglietelo, voi giovani, e portatelo avanti con coraggio. Non ve ne pentirete. La vita può ancora essere bella».

Battista  Galvagno

Alcuni momenti della funzione nel Duomo di Alba (foto: Lidia Galvagno e Silvia Muratore)

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