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Il testamento lasciatoci da don Boero, prete che ha bevuto il calice della sofferenza

Il testamento lasciatoci da don Boero, prete che ha bevuto il calice della sofferenza
Don Tommaso Boero

LETTERA AL GIORNALE Caro don Boero, in questi giorni ho pensato sovente a te. Ho sempre unito il tuo ricordo alle belle lezioni d’insegnamento della lingua francese. La conoscevi e la parlavi in modo meraviglioso.

Sono stato assistente per un anno di una classe di ragazzi del Seminario. Tutte le settimane ci incontravamo nel tuo ufficio; ci ascoltavi con attenzione e i tuoi consigli erano veramente indispensabili.

Correva l’anno del Signore 1966 e proprio a gennaio morì don Carlo Bertoldi insegnante della classe di cui ero assistente, in modo tragico nel ritorno dalla casa paterna di Bossolasco. Condividemmo quell’evento doloroso. Ero a conoscenza delle tue sofferenze, a causa della fragilità della tua salute, tramite don Lisa, ma sempre in modo evasivo.

Il nostro rapporto d’amicizia è continuato nel tempo, in modo superficiale e mai approfondito. In occasione del mio cinquantesimo di ordinazione sacerdotale, ti invitai con altri sacerdoti amici a un pranzo fraterno, come si suol fare.

E qui grande fu la mia sorpresa. Mi inviasti un memorandum della tua vita di 35 pagine scritte a mano, che riportavano le tue sofferenze, veramente “atroci”, al limite della sopportazione umana e raccontavi dei numerosi ricoveri all’ospedale. Concludevi il tuo memorandum con questa frase: «So che non leggerai queste pagine. Ritieniti scusato; hai tante persone che ti assillano con i loro problemi, più vicine e più bisognose. Non importa. Per me era una necessità scriverle».

Per motivi di spazio tralascio tutte le tue riflessioni sulla sofferenza, sul rapporto conflittuale con Dio e con la Chiesa, fatte con una sincerità disarmante. Caro don Boero hai fatto bene a scriverle. A volte ho sentito tra noi preti frasi troppo “superficiali” circa la tua persona. Ha ragione Simon Weil quando scrive: «Conoscere una persona comporta la conoscenza della sua sofferenza». Oggi dopo aver letto e riletto queste 35 pagine, ove con sincerità disarmante ti rivolgi a Dio e a noi presbiteri, la mia stima nei tuoi riguardi è veramente grande, e ritengo doverosa una richiesta di perdono, tardiva ma necessaria. San Giovanni della croce ha scritto: «In Dio si entra solo attraverso la croce», e allora tu ci sei veramente entrato.

Ho letto i due articoli di Battista Galvagno e don Renato Rosso, sull’operato della tua persona, che condivido e sottoscrivo. Ma ho ritenuto doveroso riportare “la sofferenza grande di don Boero”. A caro prezzo hai pagato il tuo ministero sacerdotale, così aperto alle persone che si sono rivolte a te, incontrando una persona, un sacerdote in grado di capirle e aiutarle, avendo “bevuto in prima persona” il calice amaro della sofferenza.

Franco Gallo, confratello sacerdote

Nella mia vita, don Tommaso Boero è stato una guida sicura

LETTERA AL GIORNALE Gentile direttore, desidererei, seppur con grande modestia, con queste poche righe ricordare una persona a me molto cara; parlo di don Tommaso Boero, una conoscenza di vecchia data la nostra; ma che un periodo difficile della mia vita mi ha consentito di comprendere molto più profondamente.

Don Tommaso è diventato non solo un padre spirituale bensì un radiofaro sul quale sintonizzarmi nel momento in cui perdevo completamente la rotta. Custodisco nel cuore la sua pacatezza, la sua mitezza e la sua attenzione alla minima parola e a come era espressa, la sua immensa cultura e soprattutto la compassione da intendersi nella sua accezione più nobile e antica. Egli comprendeva il tuo stato d’animo perché lui stesso aveva attraversato quelle porte e quindi senza ipocrisia.

Don Tommaso non conosceva la parola giudizio, fattore questo di immensa importanza. Con lui ogni qualvolta ci trovavamo erano due ore al minimo di ricordi, confessioni e, da parte mia, l’affidarmi nelle sue preziose mani. Esistono gli uomini di talento come esistono gli uomini veramente spirituali.
Don Tommaso Boero per me era un carismatico, capace e abile nel prendermi per mano e condurmi su una via che spero di non abbandonare. I suoi occhi azzurri come un lago di montagna il suo sorriso non abbandoneranno mai il mio cuore.

Paolo Amedeo Paglia

Continuano ad arrivare testimonianze su don Tommaso Boero, deceduto il 19 dicembre scorso. Ringraziamo don Gallo e Paolo Paglia per i nuovi contributi che svelano aspetti inediti della personalità di un sacerdote toccato dalla sofferenza e perciò molto umano.
g.t.

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