Sabato 29 gennaio, manifestazione delle Donne in nero contro la guerra

donne in nero
Foto di repertorio

ALBA Le Donne in nero contro la guerra manifesteranno sabato 29 gennaio, dalle 16 alle 17, ad Alba in via Maestra, in solidarietà con le donne afghane, per far conoscere e sostenere la loro resistenza di fronte alle tante discriminazioni e violenze a cui sono sottoposte, mentre ormai pochi in occidente si ricordano di loro.

Qui sotto  il teso del volantino che sarà distribuito.

SOLIDARIETA’ E RICONOSCENZA ALLE DONNE AFGHANE

La vergognosa ritirata dall’Afghanistan delle forze armate degli Usa, e dell’Italia, dopo 20 anni di occupazione militare, ha precipitato le donne in una condizione di terrore, di privazione della libertà, di negazione di diritti fondamentali.

Il governo dei talebani infatti ha stabilito che le donne non possono viaggiare, se non accompagnate da un parente di sesso maschile, che la maggioranza delle scuole secondarie del Paese rimanga chiusa per le ragazze e che la maggior parte delle donne non possa tornare al lavoro.

Ma le donne afgane mostrano uno straordinario coraggio e molte di loro continuano a manifestare e ad opporsi alla discriminazione a cui il regime le vuole sottoporre.

Nonostante viviamo in una società misogina, fondamentalista e patriarcale, nonostante i divieti, le botte, la paura, le minacce e le morti, le donne afghane continuano a protestare.

Siamo certe che saranno proprio le nostre donne, ora politicamente consapevoli, a guidare la lotta per la resistenza in Afghanistan. Faranno da apripista perché sanno che cosa significa essere oppresse e, molto più di quanto accada agli uomini, stanno provando sulla loro pelle il dolore per la violazione dei diritti fondamentali, le brutalità del regime talebano.

Dall’intervista a una donna afghana pubblicata da Repubblica lo scorso 9 novembre

 

Esprimiamo solidarietà, affettuosa vicinanza e grande riconoscenza a tutte le donne afghane per il loro impegno nella lotta globale per la liberazione delle donne dalla Cultura Patriarcale 

Chiediamo al Governo italiano, corresponsabile del tragico fallimento della “missione” in Afghanistan,

  • Di dare protezione alle donne afghane in fuga
  • Di assicurare un’accoglienza dignitosa a tutte le persone in fuga dall’Afghanistan, garantendo loro l’esercizio del diritto d’asilo
  • Di tutelare – con gli strumenti della Diplomazia Internazionale – la vita di quanti e quante rimangono nel Paese, a partire dalle donne e dalle bambine.
  • Di riconoscere finalmente – di fronte al fallimento della missione militare in Afghanistan – che armi ed eserciti sono inutili e controproducenti per creare pace e democrazia; e che occorre con urgenza trasformare le forze armate in corpi civili di pace

FUORI LA GUERRA DALLA STORIA

Donne in nero contro la guerra -Alba

Dinalba13@gmail.com

29 gennaio 2022

Dall’articolo di  Giuliano Battiston

L’espulsione istituzionale delle donne afghane dalla sfera sociale

20.01.2022

I Talebani stanno istituzionalizzando la violenza e la discriminazione contro ragazze e donne. Porta la firma di 36 esperti ed esperte dell’Onu la lettera di due giorni fa con cui vengono condannate le politiche dei Talebani, al potere dal 15 agosto 2021. «Siamo preoccupati degli sforzi, continui e sistematici, per escludere le donne dalla sfera sociale, economica e politica in tutto il Paese», scrivono i firmatari.

Preoccupazioni ancora maggiori «nei casi delle donne che appartengono alle minoranze etniche o linguistiche, come quelle hazara, tagiche, hindu o di altre comunità». Sono diverse le politiche che, direttamente o indirettamente, hanno creato o consolidato barriere per l’accesso delle donne e delle ragazze al sistema sanitario, all’educazione, o che ne hanno compromesso la libertà di movimento, di espressione, di associazione.

SCELTE A VOLTE SIMBOLICHE, ma dagli effetti concreti. Tra cui la chiusura del ministero per gli Affari femminili, la cui sede oggi ospita il ministero per la prevenzione del vizio e la promozione della virtù;

… l’intimidazione verso le donne più attive nella società, giudici, giornaliste, attiviste; gli attacchi, come due giorni fa a Kabul, contro le ragazze che protestano e rivendicano diritti.

OPPURE, ANCORA, … annunciare la riapertura delle scuole superiori per i ragazzi, senza menzionare le ragazze, alle quali, da ben 125 giorni, viene negata l’istruzione.

La presenza dei Talebani al potere ha avuto riflessi anche nell’istruzione primaria e in quella universitaria. Per le bambine, molto dipende dalle province di residenza. Così, se nelle province di Herat, nell’ovest del Paese, e di Balkh, nel nord, le scuole primarie sono rimaste pressoché operative come prima, nel sud, nella provincia del Kandahar, si è registrato una presenza ridotta al 20%, nella provincia centrale di Ghor al 30%.

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