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Accusata di avvelenamento, patteggia tre anni e dieci mesi

Violenza sessuale, due arresti nell’Astigiano

BRA Il patteggiamento di una pena a 3 anni e 10 mesi di reclusione (a fronte della precedente condanna a 8 anni in primo grado). E’ l’esito del processo di Appello nei confronti di Laura Davico, cinquantenne braidese, accusata di tentato omicidio ai danni del marito, con l’aggravante della minorata difesa e dell’utilizzo di sostanze venefiche. L’udienza si è tenuta, la scorsa settimana, davanti alla Prima sezione penale della Corte di appello di Torino. Con un colpo di scena, è stato trovato un accordo patteggiato tra il Procuratore generale Alberto Benso e la difesa, rappresentata dall’avvocato albese Roberto Ponzio.

Il legale ha commentato: “E’ stata una decisione sofferta. Restiamo convinti della fondatezza delle nostre difese: in primo luogo, la non idoneità omicidiaria del quantitativo delle sostanze somministrate. Si tratta, tuttavia, di profili che si espongono a diverse valutazioni. Sul piano tecnico, le conclusioni assunte dai nostri periti sono state fermamente avversate dai consulenti del Pubblico Ministero.” L’avvocato ha concluso: “Nonostante l’appoggio dei suoi familiari, che non le è mai venuto meno, la mia assistita è duramente provata e la sua salute, in conseguenza della contestazione oggetto  di giudizio, seriamente compromessa. Accanto alla impossibilità di fruire, in sede esecutiva, di misure alternative alla detenzione in carcere, sulla soluzione di patteggiare una pena ha inciso, pertanto, anche la prospettiva per l’imputata di porre termine alla vicenda processuale, foriera da oltre 3 anni di grande stress.”

La donna era appellante verso la sentenza di condanna a 8 anni di reclusione, emessa in primo grado dal Tribunale di Asti il 6 maggio. Secondo il capo di imputazione, avrebbe somministrato una miscela di farmaci al marito, mentre era ricoverato nel reparto di Medicina dell’ospedale “Santo Spirito” di Bra, a dicembre del 2018. Il giudice Francesca Di Naro aveva accolto la richiesta di pena, che era stata avanzata dal Pm Vincenzo Paone. Sul verdetto di colpevolezza in primo grado aveva probabilmente influito la presenza di un topicida tra le sostanze somministrate al marito.

Manuela Zoccola

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