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La saggezza del Siracide e quella di Socrate

PENSIERO PER DOMENICA – VIII TEMPO ORDINARIO – 27 FEBBRAIO

27 di Dio per tutti, poi l’indicazione di alcuni comportamenti morali, per conservare e far fruttare questo dono. Nelle letture dell’VIII domenica troviamo questi due momenti: l’annuncio del dono divino di salvezza, affidato alle parole di Paolo (1Cor), e poi nel Siracide e nel Vangelo una serie di proposte concrete per vivere conformemente al dono di Dio e camminare sulla strada delle Beatitudini.

La saggezza del Siracide e quella di Socrate
Gesù predica nella Galilea, particolare da una miniatura del XV secolo, opera di Jean Colombe (Lione, Biblioteca Comunale). La predicazione di Gesù è molto concreta: annuncia la salvezza di Dio e invita alla conversione a partire proprio da sé stessi.

Il dono di Dio è la vittoria sulla morte. Nella prima lettera ai Corinzi (15,54-58), dopo aver proclamato la risurrezione di Gesù, Paolo spiega che grazie a questo evento anche noi possiamo sperare di essere strappati dal dominio della morte. Con la sua risurrezione, Cristo ha ottenuto sulla morte una vittoria clamorosa e decisiva, anche se la strada verso la risurrezione passa attraverso il dramma della morte. Così è avvenuto per lui. Così avverrà per noi. Nonostante il dramma della morte, questa è la grande speranza di salvezza che è al centro del messaggio cristiano. Questo è il dono di Dio.

Il corretto uso della parola è la prima condizione per camminare nella via della salvezza. Come suggeriva già il Siracide (27,5-8), «Non lodare nessuno prima che abbia parlato, poiché questa è la prova degli uomini». Guarda un uomo come parla: dalle sue parole cominci a capire che uomo è. Certo poi bisognerà vedere le azioni, ma le parole sono già importanti. In un aneddoto attribuito a Socrate leggiamo che ci sono tre setacci con cui valutare le parole. Il primo è quello della verità: prima di parlare controlla se quello che stai per dire è vero. Il secondo è quello della bontà: verifica se le parole contengono qualcosa di buono. Il terzo è quello dell’utilità: ciò che stai per dire è almeno utile, se non proprio necessario? «Se ciò che stai per raccontare non è né vero, né buono, né utile allora lascia stare», suggerisce Socrate.

Tre indicazioni concrete per la vita di una comunità sono il regalo del Vangelo (Lc 6,39-45). La prima: nella vita, può fare da guida solo chi conosce e vede chiaramente la strada, solo chi ha in sé luce e profondità interiore, se no rischia di essere causa di rovina. La seconda: per camminare nella vita di Gesù è essenziale un lavoro di purificazione interiore: correggere sé stessi prima degli altri. Gesù parlerà anche della correzione fraterna, ma questa viene dopo la correzione di sé stessi. La terza indicazione: «Ogni albero si conosce dai frutti». Nessuno può vedere e giudicare il cuore delle persone, ma soltanto i loro comportamenti esterni.

Lidia e Battista Galvagno

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