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Baia Mare-Leopoli: il viaggio di padre Albano

Baia Mare-Leopoli: il viaggio di padre Albano
Padre Albano (sulla destra) all'arrivo dei materiali donati

LA STORIA Baia Mare è una città di oltre 110mila abitanti nel Nord della Romania: da qui la frontiera con l’Ucraina dista solo cinquanta chilometri e i rimandi del conflitto in corso assumono l’aspetto di colonne interminabili di profughi che passano il confine, in cerca di un pasto e un letto dove riposare.

Da anni in città operano i Somaschi: l’ordine ha una scuola e una casa per i bambini abbandonati, a dirigerla, da tempo, c’è padre Albano Allocco, 61 anni, origini braidesi: il religioso ha lavorato per lungo tempo nel Villaggio della gioia a Narzole. «Scappano coloro che hanno i mezzi e una macchina per farlo», racconta, «gli altri rimangono. Nei giorni scorsi i russi hanno colpito obiettivi a venti chilometri dalla frontiera: non fanno distinzioni fra bersagli militari e convogli umanitari, stanno commettendo atrocità». Sfruttando la prossimità all’Ucraina i Somaschi, in accordo con le Chiese ortodosse, la Caritas, la Croce rossa e i Cavalieri di Malta, non si sono limitati ad allestire posti letto per chi scappa (una cinquantina dei mille presenti in tutta l’area) – «non abbiamo ridotto le attività della scuola, ma raddoppiato gli sforzi per aprire i locali ai fuggiaschi» – ma consegnano cibo nelle zone di guerra.

Baia Mare-Leopoli: il viaggio di padre Albano
Padre Albano Allocco (sulla destra) all’arrivo dei materiali donati

«Abbiamo battezzato l’iniziativa Operazione cicogna: ci muoviamo con piccoli pulmini carichi di derrate e arriviamo non solo nell’area di Leopoli e nel Nord-ovest del Paese, ma anche a Kiev e Odessa. Inganniamo l’esercito russo passando attraverso le linee del fronte», spiega padre Allocco. Sabato 12 marzo il religioso si trovava a Leopoli, «abbiamo dormito lì perché c’era il coprifuoco e siamo ripartiti: il giorno seguente c’è stata un’incursione aerea. Vivere in città è terribile, temi di trovarti in ogni momento sotto le bombe». L’esercito russo «è allo sfacelo, bloccato a terra ma sta affamando la popolazione. Le nostre suore, negli ultimi giorni stanno cucinando anche per le truppe di Kiev. Gli ucraini sono pronti a tutto: abbiamo avuto notizie di soldati uccisi dai civili, in alcune zone del Paese».

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Alcuni beneficiari degli aiuti in Ucraina

A Baia Mare, intanto, continuano ad affluire, anche dall’Italia, gli aiuti: «Il Servizio missionario dei giovani ci ha inviato circa mille tonnellate di rifornimenti»: da qui le derrate partono verso le zone di guerra. I religiosi, inoltre, si stanno preparando ai nuovi arrivi: «I più poveri si stanno muovendo solo ora. Vogliamo fare in modo che tutti possano fermarsi qui per fare ritorno nel loro Paese al termine delle ostilità», conclude il religioso.

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La preparazione

NARZOLE Ventisei bancali di cibo, medicinali, vestiti e coperte: è la misura della risposta solidale di Narzole, all’appello lanciato dall’Amministrazione comunale e dai Padri somaschi, nei giorni scorsi. La notizia rimbalzata sui social ha conquistato consensi e adesioni crescenti, spiegano  gli amministratori, così «molti Comuni vicini si sono aggregati: Bene Vagienna, Cherasco, Fossano e la Pro loco che ci ha cercati». In breve sono  stati confezionati 62 pallets,  «composti da scatole etichettate per contenuto. In questo modo sono tracciabili e quantificabili».

La sindaca Paola Sguazzini, anestesista all’ospedale  di Verduno si è occupata, con un’infermiera, di classificare  i farmaci.

Il materiale raccolto verrà inviato, alla casa che i Somaschi dirigono a Baia Mare nel Nord della Romania. Padre Alberto Monnis ha lavorato assieme a venti volontari locali per stoccare gli aiuti nei locali del Villaggio della gioia (una ex scuola).

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Padre Albano Allocco al confine tra Romania e Ucraina

«Baia Mare si trova a 50 chilometri dal confine con l’Ucraina: là opera padre Albano Olocco, molto conosciuto qui a Narzole, dove ha trascorso alcuni anni. Ci ha detto che stanno arrivando i profughi ma al momento ha già ricevuto diversi Tir di aiuti dal Sermig: la fase critica verrà, passata l’emergenza, quando l’attenzione mediatica calerà e i bisognosi potrebbero venir dimenticati», spiega il religioso. Si pensa, per questo di razionare gli invii trattenendo in magazzino parte del materiale, da inviare con  altre spedizioni. «Il primo carico partirà a giorni con l’aiuto di  un trasportatore di Bergamo che ci ha già aiutati in passato».

In paese si tenterà di mantenere, nel tempo, la mobilitazione solidale, «magari attraverso un appuntamento di raccolta fisso da ripetere ogni settimana», conclude padre Monnis.

Davide Gallesio

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