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La guerra non ha mai alcuna giustificazione e tantomeno può prestarsi a strumentalizzazioni di carattere religioso

Anticipiamo l’editoriale di aprile su Vita pastorale intitolato “La guerra è una pazzia. Fermatevi!” e firmato dal direttore don Antonio Sciortino. Il mensile di pastorale edito dalla San Paolo, dedica al tema, oltre all’editoriale, altri tre interventi firmati dall’ex premier Romano Prodi, dal gesuita Francesco Occhetta e dal cardinale Gualtiero Bassetti.

EDITORIALE No! Non c’è una sola ragione politica che possa giustificare l’invasione armata di un Paese per assoggettarlo ai propri disegni imperiali, scalzando un presidente democraticamente eletto, da sostituire con un fantoccio di regime. Tanto meno – e siamo alla pura follia – per bombardare ospedali pediatrici e di maternità, massacrando neonati e donne incinte. Non è stato un errore delle “bombe intelligenti”, ma l’orrore di un missile di precisione lanciato da chi non ha più un briciolo di umana pietà. Tutto per terrorizzare la popolazione e costringerla a una resa incondizionata. In campo la forza brutale di una superpotenza contro il diritto all’autodeterminazione dei popoli.

La guerra non ha mai alcuna giustificazione e tantomeno può prestarsi a strumentalizzazioni di carattere religioso
Francesco collegato con il patriarca ortodosso Kirill per promuovere il dialogo e la pace. Il 25 marzo il Papa consacrerà Russia e Ucraina al cuore immacolato di Maria.

Non c’è una sola ragione per non rispettare i corridoi umanitari, sparando su civili inermi e indifesi, per lo più donne, bambini e anziani, che fuggono dalla guerra e dalle bombe, dopo uno straziante congedo da mariti, papà e congiunti rimasti a opporsi alla barbarie dell’invasione, a difesa della libertà.

Non solo la propria, ma anche la nostra. E quella di chi, per anni, ha tollerato le prepotenze dell’autocrate russo. Anzi, esaltando Putin come un modello di statista, compiacendolo e coltivandone accordi, alleanze e amicizia.

Senza una netta e reale condanna, è pura ipocrisia la repentina conversione di chi si mostra novello san Francesco, frenetico operatore di pace e solidarietà. Non c’è una sola ragione politica per attuare il genocidio di un popolo, generando esodi di massa, con più di un milione di bambini sradicati ai loro affetti più cari, profughi in marcia sotto la neve, senza cibo. O per radere al suolo intere città, colpire centrali atomiche col rischio di altre Chernobyl e ricattare il mondo con la minaccia delle armi nucleari.

«In Ucraina», ha detto papa Francesco, «scorrono fiumi di sangue e di lacrime… Questa è vera guerra, che semina morte, distruzione e miseria». E ha aggiunto: «La guerra è una pazzia. Fermatevi, per favore! Guardate questa crudeltà». Se fosse ancora vivo Gino Strada, fondatore di Emergency, ripeterebbe che la guerra è anche molto «disumana, cinica e stupida». Per la propaganda del Cremlino si tratta, invece, di una semplice “operazione militare”.

La parola “guerra” in Russia è tabù: i media che l’hanno usata sono stati chiusi; i cittadini che protestano e denunciano la guerra, l’invasione e le vittime civili sono puniti con quindici anni di carcere. Già più di diecimila sono stati fermati e incarcerati, bambini e anziani inclusi.

All’ammirazione per papa Francesco e la sua opera di pacificazione (s’è recato di persona all’ambasciata russa presso la Santa Sede), ha fatto da contrasto dapprima il silenzio assordante del patriarca di Mosca Kirill, e poi l’assurda sua giustificazione della guerra di Putin all’Ucraina. Una caduta di credibilità per la Chiesa ortodossa russa, a dispetto del Vangelo, della verità e della fratellanza universale.

Se, infine, la guerra in Europa ci colpisce per la vicinanza ai nostri confini, suscitando una vasta solidarietà nell’accogliere i profughi ucraini, non deve però farci dimenticare che altre guerre si combattono nel mondo, con altre vittime innocenti. Tutti i profughi hanno diritto a uguale considerazione, al di là della provenienza e del colore della pelle. «Forse questa guerra», ha detto monsignor Perego di Migrantes, «ci aiuterà ad aprire la mente e il cuore all’accoglienza di tutti i profughi, a spingere l’Europa a fare uno scatto di umanità e solidarietà». Un segnale importante potrebbe venire subito dall’Italia, se solo approvasse lo ius soli o ius scholae, una legge ferma da anni per ragioni ideologiche. Darebbe a una politica esangue un briciolo di credibilità.

Antonio Sciortino

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