Testimonianze. Regiane, scampata a crisi e terremoto, vuol gustare la vita in maniera gioiosa

Su Gazzetta abbiamo deciso di dedicare uno spazio alle immigrate in Alba e dintorni che hanno scelto di svelarsi, con le loro esistenze che superano le barriere geografiche, culturali e linguistiche.

IL RACCONTO Un filo rosso lega la storia di Regiane, arrivata in Italia nel 2015, alle prime emigrazioni italiane nelle Americhe. Cittadina dello Stato di San Paolo, il più grande del Brasile per popolazione, Regiane si fidanza e si sposa con Marcello, di origini italiane. «I nonni si trasferirono in Brasile nel periodo della Prima guerra mondiale. La famiglia aveva mantenuto buona parte delle tradizioni italiane. Mia suocera, per esempio, faceva la pasta tutte le domeniche e si mangiava chiacchierando attorno al tavolo», racconta.

La vita a Rio de Janeiro scorre tranquilla, Regiane e Marcello lavorano entrambi in un ospedale e sono genitori di due figli. Lei è segretaria presso l’area amministrativa, lui, invece, dirigente e ingegnere informatico. Poi, nel 2013, le cose iniziano a peggiorare; tutti e due perdono il lavoro. Verso l’inizio del 2014 l’economia brasiliana viene scossa da una grave crisi e la compagnia petrolifera Petrobras finisce al centro di un grande caso di corruzione che coinvolge importanti esponenti politici. Regiane: «Anche l’attività di mio padre, che aveva un ristorante, andò in fallimento. A causa di questa situazione non potevo garantire la scuola ai miei figli. In Brasile non c’è l’istruzione pubblica, come in Italia; i servizi non funzionano. Così, abbiamo deciso di ricominciare da zero, trasferendoci per garantire un futuro ai nostri figli. Solo una volta arrivata qui mi sono resa conto delle condizioni in cui vivevo».

Nella primavera del 2015 Regiane trasloca con il marito a San Severino Marche; dopo qualche mese, il tempo per imparare un po’ la lingua, arrivano anche i figli. Questo piccolo contesto cittadino non sembra però pronto ad accogliere una famiglia straniera e Regiane, sulle sue spalle, sente molti pregiudizi. Purtroppo, l’inizio di una nuova vita è molto duro: proprio nell’estate del 2016 il Centro Italia viene investito da scosse sismiche che colpiscono con effetti devastanti Norcia e Amatrice, fino ai Monti Sibillini. San Severino Marche subisce danni gravissimi: anche la scuola di uno dei figli di Regiane crolla, fortunatamente senza fare vittime.

Spiega la donna: «È stata un’esperienza che non merita nessuno. Per fortuna, il nostro palazzo era antisismico, ma le scosse sono proseguite per giorni. Ho iniziato a lavorare come volontaria Caritas per aiutare le persone che avevano perso la casa». Il terremoto spazza via l’entusiasmo del cambiamento, Regiane vuole abbandonare le macerie e, tramite alcuni conoscenti, arriva ad Alba per cercare di capire se la città può essere la meta di un nuovo inizio, quello fortunato.

Storie di donne di paesi lontani

«Sono arrivata ad Alba da sola: un conoscente mi ha trovato un posto come badante. Anche se non avevo mai fatto questo lavoro, in passato mi ero occupata di mia nonna e per anni ero stata in un contesto ospedaliero», ricorda Regiane. La prima esperienza lavorativa non è delle migliori, perché la famiglia che l’assume si approfitta di lei, economicamente e umanamente. «Ancora una volta ero pronta a lasciare tutto, poi, qualcosa è cambiato. Un’altra famiglia mi ha accolta e mi ha dato lavoro, aiutandomi a integrarmi. Anche i vicini di casa si sono dimostrati gentili, ho ricevuto una bellissima accoglienza. Avevo trovato la mia casa italiana. Poco dopo ho trovato un alloggio più grande e Marcello e i nostri figli hanno traslocato».

Regiane, finalmente, si sente abbracciata da una nuova vita, priva di pregiudizi. «Siamo stati aiutati molto dai servizi sociali e dalla comunità religiosa. Ci hanno anche chiamati a raccontare il terremoto. Ho un amore grande per Alba, qui è stato diverso. La mia famiglia mi manca, ma non me ne andrei mai da questa città», dice la donna.

La storia di Regiane – un’emigrazione dopo l’altra – è piena di difficoltà e momenti bui, ma quando la racconta gli occhi sorridono. Il suo è uno sguardo che ha imparato come i problemi vadano affrontati per crescere. «Non è facile qui, né in Brasile. Non è semplice da nessuna parte, ma guardo in positivo ciò che abbiamo, perché ci manca nulla. Spesso le persone si lamentano troppo, ma fanno nulla per cambiare. Chi, invece come me, arriva da un mondo difficile impara a vivere in modo gioioso, giorno per giorno».

g.d.c.

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