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Integrazione: Rebeca insegna in una palestra

Integrazione: Rebeca insegna in una palestra

INTEGRAZIONE Mentre parla del suo arrivo in Italia Rebeca sorride. Lo fa a dispetto della pandemia che, per lei, istruttrice di fitness arrivata ad Alba nel luglio del 2019, ha significato stop a intermittenza per quasi due anni. Trentadue anni, ha lasciato, assieme al marito Marcos (l’uomo ha origini italiane), la città di Maringá, centro di 357mila abitanti nello stato del Paraná in Brasile, dove aveva sempre vissuto, per venire in Italia, che un tempo è stata terra di espatrii proprio verso il Sud America. «Nella mia città vivevo molto bene, è la più bella del Brasile», spiega la donna. «Non è un posto pericoloso, ovviamente non c’è paragone con l’Europa, ma si può girare senza avere paura. Abbiamo deciso di trasferirci perché eravamo delusi dallo Stato, dalla corruzione che aveva investito il mondo della politica e dell’economia: era una situazione simile a quella dell’Italia dei primi anni ’90, con lo scandalo Mani pulite».

La coppia, arrivata ad Alba, trova in breve tempo lavoro: Rebeca diventa istruttrice in una palestra: «Sono laureata in scienze motorie, perché nel mio Paese è obbligatorio se vuoi esercitare la professione. Una volta giunta qui non è stato difficile trovare impiego, anche alla luce della mia esperienza». Con l’italiano i rapporti sono iniziati «qualche mese prima di partire, ma non è stato semplice imparare un nuovo idioma. Il lavoro mi ha aiutata moltissimo a migliorare la mia capacità di comunicare». All’inizio è stato difficile inserirsi nel contesto lavorativo e cittadino: lingua e soprattutto cultura sono un ostacolo se si è abituati al calore del Brasile. Rebeca racconta le difficoltà di apprendere ciò che per noi è scontato: «Iniziare a pensare in un’altra lingua è faticoso. Per mesi non riuscivo a dormire a per lo sforzo: sul posto di lavoro mi sentivo trasparente perché non capivo le battute che facevano i colleghi e non riuscivo a far emergere il mio carattere. Con il tempo mi sono messa in gioco scacciando l’idea, sbagliata, che le persone non volessero parlare con me».

Dopo pochi mesi dall’avvio del nuovo lavoro arriva il lockdown, che tuttavia non spegne l’entusiasmo e la dinamicità proprie della ragazza: «Ho realizzato dei video di esercizi sul mio balcone per condividerli con persone che, come me, sono state attente a non perdere le sane abitudini. Mi sono anche dedicata alla lettura della Bibbia: la routine spirituale e fisica, nonostante l’assenza della vita sociale e la lontananza da casa, mi ha aiutata a passare comunque un bel periodo». Superate le difficoltà il lavoro riprende: Rebeca inizia a fare l’istruttrice e la personal trainer nella palestra Wonder woman di Alba. Finalmente riesce a crearsi una cerchia di amicizie e frequentazioni: «Nel mio lavoro spesso i clienti diventano amici. Ovviamente non sono una psicologa, ma spesso, allenandosi con me, le persone mi raccontano molto delle loro vite e io le ascolto». Rebeca spiega il suo intento di integrarsi nella comunità albese, cercando di conservare e condividere la sua cultura originaria ma allo stesso tempo accogliendone un’altra. «Inizio a sperimentare quel senso di appartenenza che mi mancava. Sabato scorso ero in via Maestra e, durante la passeggiata, mi sono fermata per salutare diverse persone. Improvvisamente ho pensato: mamma mia, sono a casa!».

Giorgia De Carolis

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