Primi gol con la maglia dell’Albese per il fratello dello juventino Kean

Primi gol con la maglia dell'Albese per il fratello dello juventino Kean
Giovanni Kean con la maglia del Termoli, dove ha giocato nel 2020.

CALCIO Nella sfida di ieri contro l’Atletico Torino (servizio su Gazzetta d’Alba in edicola martedì 5) Giovanni Kean ha segnato, alla terza presenza, i suoi primi gol con la maglia dell’Albese. Nato a Chivasso nel 1993 da genitori ivoriani, Giovanni vive ad Asti con la compagna e le due figlie. Suo fratello, Moise, ha sette anni in meno ed è il Kean (la pronuncia corretta è “ken”) più famoso, ora in forza alla Juventus. Dopo un periodo alla Pro Vercelli, Giovanni è entrato nel vivaio juventino. Ha poi proseguito nell’Asti in Serie D e, nel 2013, ha firmato un contratto da professionista con il Kissamikos, nella Serie B greca. È poi passato da Savona, Vado, Acqui, Giulianova e altre squadre, fino ad approdare, nel 2020, al Termoli di Eccellenza. A causa di una pubalgia è rimasto fermo per un po’ di tempo. In questa stagione, dopo un passaggio alla Lucchese, nella finestra di mercato del 26 gennaio è stato tesserato con i biancazzurri. «Dovendo recuperare dall’infortunio, ho cercato una società dove potermi allenare e rimettere in forma. A un certo punto ho chiesto, tramite alcuni ragazzi dell’Albese che conosco da tempo, come Celeste, Pirrotta e Lumello, se ci fosse stata la possibilità di fermarmi qui. Ringrazio per l’opportunità, mi trovo bene con i compagni e Alba è una bella città, a pochi minuti da casa mia. Fisicamente non mi sento ancora come ai tempi d’oro, ma pian piano mi sto riprendendo». Con il fratello Moise, Giovanni collabora strettamente anche quando si parla di affari. «Se c’è un interesse di mercato per mio fratello, ogni trattativa passa da me e dal procuratore Raiola. Poi, anche insieme a mia mamma, decidiamo cosa fare».

Impossibile non commentare, data la fresca eliminazione dell’Italia dal cammino verso il mondiale in Qatar, cosa sarebbe successo se Moise fosse stato nella lista dei convocati. «Non lo so, ma penso che alla fine sia stato meglio così. Immagina se, con lui in Nazionale, avessimo perso ugualmente con la Macedonia: probabilmente gli avrebbero addossato le colpe dell’insuccesso. Sarebbe stato un capro espiatorio come Immobile», commenta Giovanni.

Davide Barile

Banner Gazzetta d'Alba