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Il mondo del vino nella mostra di Elia Sampò (INTERVISTA)

intervista a elia sampò

L’INTERVISTA Quando pensiamo ad Alba e alle Langhe è inevitabile l’associazione al mondo del vino. Degustato, ricercato, dal colore rubino o dorato, il vino non è solamente una bevanda ma anche un processo fisico, chimico e culturale: un aggregarsi complesso di simboli, e discorsi. Immagini e concetti sul mondo del vino si incrociano in “Metonimie Enologiche”, un allestimento realizzato da Elia Sampò, grafico e illustratore originario di La Morra, in esposizione fin all’8 maggio presso lo spazio S’Art di Alba. La mostra cerca di trasporre il complesso mondo del vino giocando con i suoi simboli (foglie, bottiglie, grappoli), suggerendo uno sguardo nuovo, riflettendo sulla metafora del tempo, della trasformazione del nostro rapporto con la terra, del nostro controllo sul mondo e del perderlo ogni tanto.

Come nasce la mostra Metonimie Enologiche?

«È una mostra ancora in espansione che ho iniziato a portare in giro l’anno scorso. Ho deciso di realizzare una serie dedicata al mondo enologico perché è un tema molto denso e anche abbastanza complicato, spesso affrontato con un atteggiamento pragmatico. Qualche anno fa mi sono avvicinato all’illustrazione, con un approccio a metà strada tra immagine e linguaggio; anche il vino, in parte, è un linguaggio: è fortemente simbolico, cambia nel tempo, parla del rapporto tra natura e cultura. Ho deciso di mettere insieme le due cose, provando a ragionare per immagini sul mondo del vino, proponendo una prospettiva concettuale sul territorio e sulla società che ci circonda e, magari, suscitando qualche piccola riflessione su chi si ferma a guardare. Oltre al vino sono molto interessato all’idea del vino. Mi piace molto vedere come le immagini si comportano nello spazio, osservare le persone e le loro reazioni a seconda di come viene allestito lo spazio e incorniciato il lavoro. Il contesto è sempre un aspetto interessante».

Qual è la tua idea del vino?

«È qualcosa che assomiglia alla poesia. Il vino parla di narrazioni, racconti e concetti. Naturalmente dietro il vino c’è anche un’economia massiccia, soprattutto nel nostro territorio».

Il mondo del vino nella mostra di Elia Sampò (INTERVISTA)
Il grafico lamorrese Elia Sampò

Quali riflessioni visive hai cercato di suggerire con le tue illustrazioni?

«Ho cercato di mostrare tutto il processo che sta dietro alla produzione del vino, dal passaggio agricolo alla costituzione culturale fino a diventare merce di scambio. Uno degli aspetti più interessanti su cui ho voluto riflettere è come valorizziamo il rapporto del vino con il tempo. Negli anni acquista valore da diversi punti di vista: organolettico ed economico. Una riflessione che ho portato con giochi di parole per immagini: per esempio sovrapponendo la figura di una bottiglia a quella di un ceppo d’albero che mostra i cerchi d’invecchiamento».

Perché hai deciso di chiamare la mostra Metonimie enologiche?

«L’idea di metafora non mi bastava. La metonimia è una figura retorica che ben si adatta perché si basa sul trasferimento del significato di una parola a un’altra. Anche le immagini che ho proposto sono figure retoriche: mostrano due elementi insieme dello stesso processo. È molto cerebrale, forse troppo! Però incuriosisce».

Qual è il tuo approccio all’illustrazione? I tuoi sono lavori molto concettuali

«Cerco di unire dei simboli che spesso hanno analogie tra loro, ma non necessariamente, giocando con il loro senso, senza una posizione morale. Il mondo digitale produce tantissimi simboli e li rende molto manipolabili, questo aspetto mi diverte molto. Un tema che mi interessa particolarmente è l’intersezione tra il mondo digitale e quello spirituale, che esploro anche in maniera scherzosa. Mi piacerebbe realizzare una serie di illustrazioni dedicata alla spiritualità e alla digitalizzazione».

Quale tecnica utilizzi?

«Quando ho un’idea solitamente faccio uno schizzo a mano per capire la composizione e poi passo in digitale per realizzare il disegno e decidere i colori. I ritocchi finali li realizzo con Photoshop. È un po’ come fare una ricetta: si ha una serie di elementi da mischiare ma mentre lo si fa si modifica la ricetta stessa, personalizzandola».

Giorgia De Carolis

 

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