AMBIENTE Uscirà a novembre il documentario Underwater, realizzato dai giovani dell’associazione Wild life protection, fondata con l’intento di informare e agire per la salvaguardia della natura. Tutto è cominciato nel 2015, quando i fratelli Stefano e Giulio Alessandria, insieme all’amico Umberto Boffa, hanno iniziato a gettare le basi: dal piccolo museo di fossili allestito in casa dei fratelli, a Roddi, al sostegno ad alcune realtà territoriali attive in ambito ambientale.
Poi sono iniziate le mobilitazioni e le raccolte fondi a favore di enti che si occupano della tutela degli animali nel mondo, dai piccoli di elefante in Kenya alla fauna a rischio di estinzione in Nuova Zelanda. E se quando l’avventura è iniziata i tre ragazzi avevano poco più di dieci anni, il raggiungimento della maggiore età di Stefano ha permesso di formalizzare il gruppo e di diventare a tutti gli effetti un’associazione.
Nel frattempo, si sono iscritti altri studenti albesi e sono aumentate le iniziative. Fino ad arrivare, durante l’estate, alla realizzazione del primo progetto ideato e concretizzato interamente da Wild life protection: un documentario che racconta il mare Mediterraneo, la sua fauna e i fattori di rischio che ogni giorno minano il suo ecosistema. Come protagonista, la tartaruga, uno degli abitanti più iconici dei mari, vittima troppo spesso del comportamento degli uomini e dei cambiamenti che stanno interessando l’ambiente. Ed è così che, a fine luglio, quattro componenti dell’associazione sono volati a Lampedusa, per seguire e riprendere da vicino l’attività del Centro recupero tartarughe, diventato un punto di riferimento.
Così spiega Stefano, partito insieme al fratello Giulio e agli amici Umberto ed Eliana Davila, anche lei studentessa albese e componente di Wild life protection: «L’esperienza è stata molto positiva, perché abbiamo potuto vedere da vicino l’attività del centro e conoscere l’isola dal punto di vista naturalistico, andando al di là delle rotte turistiche. Oltre a riprendere l’attività dei volontari, abbiamo voluto fare la nostra parte e abbiamo capito che cosa significa pulire le vasche, prendersi cura delle tartarughe e occuparsi di molte altre mansioni. Abbiamo anche intervistato rappresentanti di Legambiente, che presidiano alcuni punti naturalistici dell’isola».
Oltre alla spedizione a Lampedusa, i ragazzi hanno proseguito con altre interviste: Stefano e Giulio sono stati anche in Puglia, in un’oasi Wwf attiva sullo stesso fronte. Altri incontri a distanza sono stati effettuati con associazioni ed enti attivi in Sicilia, Calabria e anche a Malta, per avere ulteriore materiale. A breve, dopo aver già ripreso le attività del centro per le tartarughe dell’Acquario di Genova, torneranno in Liguria per riprendere la schiusa delle uova in una spiaggia ligure che si trova a Levanto.
«Il cambiamento climatico e l’aumento della temperatura delle acque è causa di questo fenomeno, con tartarughe che depongono le uova anche nelle regioni più a Nord del bacino del Mediterraneo, cosa che in passato non avveniva», dice Stefano. Altre riprese in Liguria saranno effettuate nella zona di Sanremo, con alcuni esperti che si occupano del Santuario dei cetacei.
Tutti i video dell’esperienza dei ragazzi sono disponibili sulle pagine Facebook e Instagram di Gazzetta: venerdì 2 settembre alle 17.30 è in programma una diretta con loro, per ripercorrere la straordinaria esperienza.
Francesca Pinaffo