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Alba: l’omaggio a Felice Bertola

Alba: l’omaggio a Felice Bertola
Felice Bertola durante la presentazione del libro a Cortemilia

ALBA Festeggiare Felice Bertola al Mermet è un po’ come festeggiare Roger Federer a Wimbledon. È vero che il campione di Gottasecca e quello di Basilea hanno vinto quasi dappertutto, ma non si può negare che il loro nome sia soprattutto legato allo storico impianto di Alba e ai campi erbosi di Londra.

L’omaggio a Bertola nel “suo” sferisterio è legato alla presentazione, venerdì 30 settembre, del libro Felice Bertola. Mito del balon ed eroe delle alte Langhe, uscito a luglio e curato da Luciano Bertello con testi di numerosi autori che hanno tratteggiato, da punti di vista diversi, la carriera e la figura del più titolato giocatore della storia della pallapugno.

Quello di venerdì ad Alba sarà un pomeriggio di festa al quale è stato dato l’originale titolo “I re del Mermet e la pupa”, in riferimento alla sporgenza sul muro d’appoggio appena dopo la metà campo, capace di dare grandi soddisfazioni a chi era bravo (e fortunato) nel colpirla e di mandare in crisi chi era al ricaccio.

Alle 17 il Brav’om aprirà la festa eseguendo il brano Bertola ’dla pupa, musicato dal noto cantastorie di Prunetto su un testo di Giovanni Tesio. Alle 17.30 toccherà al balon giocato, con un’esibizione tra le formazioni esordienti di Albeisa e Gottasecca.

Alle 18 ci sarà la presentazione del libro, moderata dal giornalista Franco Binello, con un intervento di Davide Rampello (“Il balon tra paesaggio, saperi, memoria e identità culturale”) e letture di Paolo Tibaldi.

Il gran finale sarà dalle 19 alle 19.30, con la firma dei libri, gli omaggi di palloni autografati e la chiusura musicale affidata a Giuliano Rigo, che proporrà le canzoni dedicate a Felice Bertola e Massimo Berruti (con testi di Davide Sandalo e musica dello stesso Rigo).

Prima della presentazione ci sarà spazio per un’originale iniziativa: il rito della fasciatura da parte di Bertola e Campagno. Sarà un’occasione per notare com’è cambiata la protezione del pugno nel corso dei decenni. Felice usava un cuoio molto piccolo, ovviamente. Tanto, lui, la palla la colpiva proprio “lì”, alla base del pollice, nei pochi centimetri quadrati utili per colpirla. Non aveva bisogno di un cuoio più grande.

 Corrado Olocco

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