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Cirio: «Sul caro energia l’Europa è in ritardo»

Foto di repertorio

PRAGA A Praga è in corso un incontro del Comitato europeo delle Regioni in occasione della presidenza ceca del Consiglio dell’Unione Europea. I presidenti del Piemonte e dell’Abruzzo lanciano un appello: «Lo scorporo del costo dell’energia è un segnale, ma non basta. Servono un tetto al prezzo del gas e fondi europei per sostenere le imprese, che senza un sostegno concreto rischiano lo stop di ogni attività», spiega Alberto Cirio.

Focus dell’incontro, a cui sta prendendo parte anche il coordinatore delle Città dell’Ucraina, è la grave situazione che il conflitto bellico sta causando alla popolazione ucraina e le conseguenze sull’equilibrio economico e sociale dell’Unione europea.

Cirio, nel suo ruolo di capo della delegazione italiana del Comitato delle Regioni, e il governatore dell’Abruzzo Marco Marsilio, presidente del Gruppo conservatori e riformisti europei del Cdr, hanno espresso la loro vicinanza e solidarietà alla popolazione ucraina, la prima a pagare il prezzo più alto dell’aggressione russa.

I governatori hanno anche sottolineato come il protrarsi del conflitto stia avendo un pesante impatto sull’equilibrio economico dei Paesi europei e la necessità di un intervento urgente da parte della Commissione Ue, che su questo tema ha però un ritardo ormai insostenibile.

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«L’intervento sul caro energia – dicono i due governatori – non è più rimandabile. Il premier italiano già a marzo ne aveva segnalato l’urgenza alla Commissione europea. Da allora l’Europa non ha ancora dato risposte concrete. Il disaccoppiamento del costo dell’energia è sicuramente un segnale, ma non è sufficiente. È necessario intervenire direttamente con i fondi europei. Serve un nuovo Recovery, allentando anche le maglie stringenti delle risorse già in pancia alle Regioni, affinché possano essere destinate immediatamente ad aziende e imprese, che altrimenti rischiano di fallire. Così come non è pensabile lasciare sole le famiglie ad affrontare l’inverno in questa situazione. È un momento molto delicato e l’Europa deve saper fare la sua parte».

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