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Festival di Venezia, il film The son accolto con entusiamso

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VENEZIA Alla 79ª  Mostra internazionale d’arte cinematografica che si svolge al Lido di Venezia c’è grande attesa per il nuovo capolavoro di Florian Zeller, drammaturgo francese, già vincitore del premio Oscar col film The Father-Nulla è come sembra, che porta a Venezia The son, pellicola in concorso, accolta con entusiasmo dalla critica, lasciando il pubblico commosso per le tematiche trattate e la magistrale interpretazione degli attori che sono riusciti a catturare il cuore degli spettatori.

Festival di Venezia, il film The son accolto con entusiamso 2 The son è la storia di una famiglia come tante, che lotta per tornare unita dopo essersi sfasciata. Ambientato nella New York di oggi, vede il figlio problematico Nicholas disperato per il divorzio dei genitori, incapace di trovare un motivo di felicità, sfogare il suo dolore nell’autolesionismo. Il padre, Peter, con un figlio avuto da una nuova relazione, cerca di rimediare gli errori del passato riallacciando i rapporti col figlio adolescente. È un film sui sensi di colpa, sui legami familiari e sull’amore. «È in parte ispirato a emozioni che conosco personalmente. Volevo condividerle con il pubblico perché so che molte persone si confrontano con i disturbi mentali e che la vergogna e lo stigma associati a questi problemi possono ostacolare conversazioni necessarie e talvolta vitali», dichiara il regista.

Festival di Venezia, il film The son accolto con entusiamso Jang-e jahani (Terza guerra mondiale) del regista iraniano Houman Seyed, in gara per per la sezione Orizzonti racconta di Shakib, un lavoratore a giornata senza fissa dimora che non si è mai ripreso dalla perdita della moglie e del figlio in un terremoto avvenuto anni prima. Negli ultimi due anni ha iniziato una relazione con una donna sordomuta, Ladan. Il cantiere in cui lavora oggi si rivela essere il set di un film sulle atrocità commesse da Hitler durante la Seconda guerra mondiale. Contro ogni previsione, gli viene dato un ruolo nel film, una casa e la possibilità di diventare qualcuno. Quando Ladan lo viene a sapere, si presenta sul posto di lavoro implorando aiuto. Il piano di Shakib per nasconderla va tragicamente a monte e minaccia di rovinare il suo nuovo status e quella che sembrava essere l’opportunità di tutta una vita. «Ho sempre avuto paura delle dittature e che qualcosa potesse accadere nel mondo all’improvviso», dichiara il regista. «Ho voluto far vedere che qualsiasi forma di dittatura cambia i destini dei sottoposti, sempre; simbolo classico del dittatore a livello mondiale è Hitler». Non è una critica solo alla situazione Iraniana, «ho cercato di far vedere un uomo che può esistere ovunque nel mondo, un uomo che ha bisogno di un lavoro, una casa, una famiglia, è la storia che può avvenire in qualunque parte del mondo senza confini», continua Seyedi. Un capolavoro cinematografico, peccato sia nella sezione Orizzonti e non in concorso.

Festival di Venezia, il film The son accolto con entusiamso 1Shab, Dakheli, Divar (Oltre il muro), altro film iraniano in concorso del regista Vahid Jalilvand, regala al pubblico la speranza di rialzarsi. «Mi sono chiesto come possiamo dare a un pubblico colpito da disgrazie e crudeltà la speranza di rialzarsi, respirare e vivere di nuovo, questo è stato l’inizio del mio film», commenta il regista. Ali, un uomo cieco, sta cercando di togliersi la vita quando viene interrotto dal custode del palazzo in cui vive. Viene informato che la polizia sta cercando una donna in fuga che sembra essersi nascosta nell’edificio. Poco per volta, Ali scopre che la fuggitiva, Leila, si trova nel suo appartamento. La donna ha partecipato a una protesta operaia sfociata nel caos, ed è sconvolta per la scomparsa del figlio di quattro anni, avvenuta quando lei è stata allontanata a bordo di un furgone della polizia. A poco a poco, Ali si lega emotivamente a lei. Desideroso com’è di fuggire dalla realtà, aiutare Leila diventa un rifugio nel suo mondo di immaginazione. Caratteristica del film sono i primi piani, molto curati e ricercati nel dettaglio. Un film che rimanda ad altro oltre l’immagine.

Walter Colombo

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