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Obesità: internisti, in arrivo una carica di nuovi farmaci

Farmacoterapia pilastro, impiego chirurgia solo per casi gravi

Obesità: internisti, in arrivo una carica di nuovi farmaci
A nutritionist doctor measures the body of a male patient with a measuring tape on adipose tissue and excess weight. Overweight obesity man seeing doctor for treatment of his illness and weight loss.

SALUTE È in arrivo una carica di nuovi farmaci contro l’obesità che potrebbero relegare la chirurgia ai soli casi gravi. A fare il punto sono gli specialisti in occasione del 13/mo congresso della Società italiana di medicina interna (Simi), sottolineando che la farmacoterapia è un pilastro nella lotta all’obesità e alle sue complicanze.

«La Commissione Europea – ricorda Giorgio Sesti, presidente della Simi – ha recentemente riconosciuto che l’obesità è una malattia cronica, recidivante e progressiva e come tale non è più soltanto un fattore di rischio per malattie cardio-metaboliche, epatiche o respiratorie. Le strategie terapeutiche basate sul cambiamento di stile vita sono state negli ultimi anni affiancate da farmaci efficaci e sicuri basati sugli agonisti del recettore del GLP-1 che si stanno arricchendo di nuovi poli-agonisti, che utilizzano due o tre molecole ormonali. Lo sviluppo di questi nuovi farmaci per la cura dell’obesità apre nuovi scenari non solo per il trattamento del sovrappeso, ma anche per i possibili benefici in termini di prevenzione cardiovascolare».

«Gli agonisti recettoriali del GLP-1 e i poliagonisti recettoriali, o l’associazione di alcuni di essi – spiega Paolo Sbraccia, professore ordinario di Medicina Interna nel Dipartimento di Medicina dei Sistemi dell’Università degli Studi di Roma ‘Tor Vergata’ e direttore dell’Unità Operativa Complessa di Medicina Interna e Centro Medico dell’Obesità del Policlinico Tor Vergata – rappresentano al momento soluzioni farmacoterapiche molto efficaci e sicure per la perdita di peso ed il suo mantenimento. Queste nuove classi di farmaci nei soggetti con diabete riducono inoltre il rischio cardiovascolare sia indirettamente, attraverso il calo ponderale, che direttamente, attraverso effetti anti-aterogeni. I risultati dei trial in corso, disegnati per verificare se tali farmaci riducano il rischio di eventi cardiovascolari anche nei pazienti con obesità non diabetici, ci diranno se l’obesità dovrà essere inquadrata come un equivalente di malattia cardiovascolare.
Quello che stiamo vivendo è un momento magico e molto particolare nella storia del trattamento dell’obesità perché finalmente sono a disposizione farmaci molto efficaci, con un profilo di sicurezza ottimo e in grado di proteggere contro gli eventi cardiovascolari, dalla steatosi epatica, dall’infertilità, e altri ancora».

Questo naturalmente, concludono i medici internisti, «non vuol dire che l’approccio multidisciplinare, la terapia cognitivo-comportamentale e nei casi più gravi la chirurgia bariatrica, verranno spazzati via.
Ma certamente il pilastro terapeutico della farmacoterapia è destinato a rinforzarsi sempre di più, mentre lo spazio della chirurgia si andrà assottigliando».

Ansa

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