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Impossible Langhe fa tappa al Sociale con Vittorio Sgarbi

Impossible Langhe fa tappa al Sociale con Vittorio Sgarbi
Pietro Giovannini e Charley Vezza

ALBA Dopo il lungo viaggio estivo nei paesi, la tappa finale di Impossible Langhe sarà giovedì 3 novembre alle 20.30 al teatro Sociale. Il libro scritto da Pietro Giovannini, corredato dalle fotografie di Maurizio Beucci, è edito dalla fondazione Radical design di Charley e Sandra Vezza. Sul palco del Giorgio Busca, oltre all’autore, ci sarà il critico d’arte Vittorio Sgarbi. Come moderatrice è stata invitata Federica Mariani, anima del Festival della Tv di Dogliani.

Giunto alla seconda ristampa, Impossible Langhe si compone di 655 pagine. Come puntualizza l’autore, la definizione corretta è «romanzo turistico, espressione coniata da Vezza. Il volume ha due volti. In uno illustro l’itinerario attraverso le nostre colline, passando da strade secondarie e monumenti poco conosciuti, castelli, ruderi, rittani e tutto ciò che compone il paesaggio. Nell’altro troviamo una serie di racconti che, insieme, compongono un’altra immagine delle Langhe. Grazie a essi, è possibile farsi un’idea di cosa c’è nei nostri posti senza necessariamente visitarli. Un po’ come facciamo con le favole irlandesi: immaginiamo realtà dove mai andremo».

Vittorio Sgarbi in teatro ad Alba con lo spettacolo Caravaggio
Vittorio Sgarbi

L’ossatura dell’opera è composta da nove capitoli, ognuno dedicato alle diverse partizioni delle Langhe. Prosegue Giovannini: «Il primo è dedicato ad Alba: “La più piccola capitale d’Europa”. Poi quattro sezioni sono sulla Langa del vino (Barolo, Barbaresco, Moscato e Dolcetto) e quattro sull’alta Langa, divise tra Langa del Tanaro, del Belbo, del Bormida e di Asti, Alessandria e Savona. L’ultimo insieme riguarda la parte fuori dalla provincia di Cuneo, che anticamente faceva parte dei feudi carretteschi e della diocesi di Alba, dove si gioca a pallapugno e c’è la fiera del tartufo. Il confine è segnato dalla Bormida di Spigno e dallo spartiacque marittimo. Calizzano, Millesimo, Murialdo e gli altri della zona presentano, credo, lo stesso paesaggio che un viandante poteva trovare mille anni fa. Numerose le strade di crinale, che attraversano faggete e si intersecano tra loro. Frane e passaggi da un feudatario all’altro determinavano l’utilizzo più frequente dell’una o dell’altra».

Le altre frontiere individuate includono «Perlo e Nucetto in valle Tanaro, per via di alcune strade che passano da lì, compresa una proveniente dalla chiesa di San Giovanni della Langa di Murialdo. Poi, in valle Belbo, Calamandrana, con la collina della Serra. Nomen omen: a differenza del Monferrato, caratterizzato da panorami ampi, la Langa è ovunque ci sia una collina che serri la vista sull’altra. La domanda che mi ha spinto a scrivere il libro è: perché le Langhe non sono colline come tutte le altre? Sono luoghi che anche chi abita in altri posti magnifici d’Italia vuole visitare. Nel libro si scopriranno tanti tesori nascosti, anche artistici. Oltre ai grandi pittori albesi come Macrino e Pinot Gallizio, a Bossolasco si davano appuntamento Menzio, Paolucci e altri. Interessante notare che, mentre in tutta Italia c’è il Rinascimento, nel Quattrocento e nel Cinquecento il tardogotico persiste sulle nostre colline, regalandoci capolavori come la chiesa di San Fiorenzo a Bastia».

La scelta di invitare Sgarbi è legata alla profonda conoscenza che il critico d’arte detiene sul patrimonio artistico italiano, «così come dalla reciproca stima che abbiamo per l’albese Roberto Longhi».  

Davide Barile

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