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Solo tre bimbi su dieci vanno all’asilo nido (INCHIESTA)

Iscrizioni stabili nelle scuole di Canale, a Montà invece calano del 2 per cento

INFANZIA Nei primi anni di vita la scuola rappresenta una famiglia sussidiaria. Asili nido e scuola dell’infanzia assolvono a una funzione psicologica e sociale imprescindibile, eppure a causa dell’inasprimento delle condizioni economiche generali e del calo demografico queste realtà pare risultino meno accessibili.

«Mio figlio ha 7 anni, ormai è “grande”. Ricordo bene i primi anni di vita: impossibile mandarlo all’asilo nido privato perché io e mio marito non guadagnavamo abbastanza. Il nido comunale invece aveva pochi posti e non riuscivamo a entrare in lista. Dovevamo tenere il piccolo a casa». Così Laura, una donna di 36 anni che vive a Guarene, racconta come la famiglia si sia dovuta organizzare dopo la nascita del primogenito: «Era complicato gestire il quotidiano: io lavoravo in ufficio ad Alba e mio marito come elettricista. I nonni ci aiutavano, ma non volevamo essere loro troppo di peso. Abbiamo anche avuto saltuariamente una babysitter, ma non avevamo un reddito sufficiente: l’affitto da pagare, il mutuo della macchina, il vitto. Penso sia importante trascorrere i primi anni a contatto con i coetanei, ma sta diventando un privilegio, visto che non tutti possono pagarsi il nido. La difficoltà economica e il desiderio di vivere anche le nostre vite, invece di dedicarle interamente alla famiglia, hanno inciso anche sulla scelta di non avere un secondo bambino».

La storia rispecchia la ricerca pubblicata nelle scorse settimane da Ires Piemonte con il titolo Rapporto istruzione e formazione professionale 2022, uno studio in cui affiora l’immagine di servizi educativi per l’infanzia in rapida mutazione, in primo luogo a causa di un contesto demografico critico. Nel 2021 nella nostra regione sono stati persi 22.600 residenti, mentre si è registrato un record negativo di nascite (nel decennio -26.600 bambini, -28%). «Il calo è peraltro in rallentamento: è probabile si giunga a breve a una stabilità delle nascite, ancorché su livelli molto bassi», spiegano in proposito i ricercatori. Permangono, tuttavia, importanti squilibri di genere a sfavore delle donne, il cui tasso di occupazione si ferma al 62,4%, quando per gli uomini si attesta al 73,3%. Tra coloro che hanno un basso livello di istruzione la differenza tra i sessi si fa ancora più elevata. La carenza di servizi è uno dei punti di snodo per fare crescere la natalità.

In questa congiuntura la rete scolastica risulta in profonda metamorfosi. Sono 4.349 le sedi scolastiche in regione (le scuole non statali sono 727, -6,6% nel quinquennio); la popolazione scolastica nel suo complesso è composta da 29.300 classi, con 581mila iscritti: erano 604mila cinque anni fa: significa che sono “spariti” in poco tempo 24mila ragazzini.

FINO AI DUE ANNI

In Piemonte, all’inizio del 2021, la fascia target da 0 a 2 anni era pari a 84.700 bambini, ma il tasso di copertura medio scolare risultava al 31,7%. Significa che la maggioranza dei bambini “iscrivibili” (circa 7 su 10) non frequentava. Nella provincia di Cuneo il tasso di copertura si rivelava il più basso del Piemonte.

DAI TRE AI SEI ANNI

Per la scuola dell’infanzia, cioè gli asili dedicati alla fascia 3-6 anni era frequentata nel 2021 da 92.675 iscritti, con 6.124 bambini (-6,2% rispetto all’anno precedente) in meno. La dinamica era determinata dall’evidente riduzione dei piccoli. Ma, spiegano i ricercatori, «il calo degli iscritti è stato influenzato anche dall’emergenza sanitaria: le difficoltà di gestione della frequenza in sicurezza e il timore del contagio hanno scoraggiato alcune famiglie a iscrivere i propri figli alla scuola dell’infanzia». Hanno sofferto la contrazione delle nascite pure le famiglie di origine straniera: gli iscritti alla scuola primaria erano 14.700, pari al 15,9% del totale, in diminuzione di quasi mille.

Le sezioni della scuola dell’infanzia sono in media sempre meno affollate, con 20,3 bambini per classe, mentre erano 24,5 nel 2001.

DAI SEI AI 10 ANNI

Anche nella scuola primaria è proseguito il calo degli iscritti. Gli allievi nel 2021 sono scesi a 177.368, cioè 5.200 ragazzi in meno rispetto all’anno precedente, segnando il -2,9%. Il decremento si è confermato in tutte le province piemontesi con intensità differenti: Cuneo si è collocata a metà della classifica regionale.

MA C’È SPERANZA

Tuttavia, lo scenario risulta negativo solo nelle sue componenti numeriche. Ha spiegato la ricercatrice dell’Ires Maria Cristina Migliore: «L’arrivo inaspettato della pandemia ha creato un “prima” e un “dopo”. Accanto alle difficoltà di gestione nel periodo, all’introduzione della didattica a distanza e alle ripercussioni negative sugli apprendimenti e sulla socialità degli studenti, occorre riflettere sull’eredità positiva di questo periodo difficile: le istituzioni sono tornate a investire nel sistema istruzione; la digitalizzazione ha subito una forte accelerazione e con essa l’innovazione della didattica; infine, l’utilizzo delle piattaforme on-line ha moltiplicato la condivisione di materiali, incontri, informazioni e lo scambio di esperienze tra gli operatori».

Dalle fatiche esistenziali dunque possono nascere processi evolutivi, protettivi verso un mondo scolastico infantile che rischia la marginalizzazione o la trascuratezza in un periodo storico troppo orientato sugli adulti.

 Sara Elide

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