Ugo Riba, l’uomo dell’ecodoppler

Ugo Riba, l'uomo dell'ecodoppler

IL PERSONAGGIO Angiologo e ginecologo Ugo Riba è fondatore e presidente del Centro italiano di diagnostica medica ultrasonica, Cidimu, un gruppo d’istituti medici all’avanguardia, dislocati nel Nord del Paese – in Piemonte, Lombardia e Veneto –, dotati di tecnologie d’eccellenza e dei migliori specialisti per la diagnosi e la prevenzione. Il Cidimu ha aperto negli ultimi anni anche l’istituto delle riabilitazioni Riba di Torino (Irr), collaborating center per la Federazione internazionale di medicina dello sport, e l’Istituto diagnostico e fisioterapico di Alba guidato dall’ex direttore dell’Asl Francesco Morabito.

È proprio ad Alba che incontriamo Riba. Farsi raccontare gli esordi della sua impresa è un’esperienza davvero molto interessante: «Lavoravo all’ospedale Mauriziano ed ero diventato un grande esperto di doppler, una metodologia imparata in Francia, che ha cambiato la diagnostica in ambito vascolare», spiega il presidente.

Il Cidimu è nato a Torino proprio a quel tempo, giusto quarant’anni fa, nel 1982, dall’intuizione dello stesso Ugo Riba: sviluppare la diagnostica con ultrasuoni, al tempo ancora poco diffusa e lontana dal livello di sofisticazione e importanza che ha assunto attualmente. Il medico torinese ha avuto infatti il merito di avere creduto e fatto conoscere in Piemonte l’ecodoppler, una tecnologia che unisce le informazioni morfologiche dell’ecografia con quelle emodinamiche del doppler, permettendo agli ultrasuoni di diventare uno dei più formidabili mezzi diagnostici attualmente disponibili in medicina.

Dopo quel primo approccio alla sanità privata d’avanguardia (perché Riba lo strumento ha dovuto acquistarlo in proprio, facendolo apprezzare, nonostante le molte diffidenze), il fondatore del Cidimu e il suo staff hanno proseguito la crescita e messo a punto tutta la diagnostica che permette al gruppo di essere oggi il secondo in Italia, con 14 centri nel Nord del Paese e, tramite l’Irr, uno dei 23 istituti nel mondo maggiormente qualificati e attrezzati per la riabilitazione e il recupero alle competizioni sportive. Così, a chi gli chiede come possa la sanità a pagamento attrarre tanto – 650mila prestazioni nel corso del 2021 e più di 180mila pazienti – il dottor Riba risponde con le parole del presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, «convinto», come ha detto di recente proprio a un convegno organizzato a Torino dall’Irr, «che i piedi e la testa della sanità debbano stare nel pubblico, ma la collaborazione con il privato sia imprescindibile».

Significa che, a giudizio dell’uomo dell’ecodoppler, è impossibile pensare di fare fronte all’enorme afflusso odierno ai pronto soccorso con i mezzi a disposizione dell’organizzazione pubblica, ma è invece ipotizzabile affidare ai privati, come avviene in Germania per esempio, la prima fase della diagnosi, per poi permettere al paziente di approdare all’ospedale, sgravato della fase iniziale della presa in carico.

Vedremo se la politica saprà fare funzionare al meglio il servizio sanitario pubblico, collaborando con il privato. Intanto, Ugo Riba si sta già lasciando affascinare da una nuova avventura: «L’intelligenza artificiale applicata alle macchine, che potenzia ulteriormente le strumentazioni e potrebbe aiutare il medico nella diagnosi». ​​​​​​Ma questa storia la racconteremo più avanti.

Maria Grazia Olivero

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