Cinque ex primi cittadini albesi ricorderanno il gesto del sindaco Giovanni Vico contro la soverchia fascista

Lunedì 5 dicembre una conferenza, aperta alla cittadinanza, al Teatro Sociale

Domenica 26 apertura straordinaria del teatro Busca in collaborazione col festival culturale Profondo umano

ALBA Lunedì 5 dicembre, alle 18, presso la sala storica del Teatro Sociale una conferenza aperta alla cittadinanza ricorderà il gesto coraggioso e raro del sindaco albese Giovanni Vico, il quale ebbe il merito di difendere la libertà della città dalla soverchia fascista. A volere l’appuntamento, cento anni dopo gli eventi, sono cinque ex primi cittadini albesi, Ettore Paganelli, Tomaso Zanoletti, Enzo Demaria, Giuseppe Rossetto e Maurizio Marello, in collaborazione con l’Istituto Storico della Resistenza.

Alla conferenza interverrà come relatore il professor Sergio Soave, presidente dell’Istituto storico della Resistenza di Cuneo. I fatti ricordati presero avvio la sera del 31 ottobre 1922, quando le squadre fasciste presenti in città sfondarono le porte del Palazzo comunale di Alba, si accamparono negli uffici e pretesero le dimissioni di sindaco e consiglieri, imponendo la chiusura dei negozi e l’imbandieramento della città.

Il primo cittadino era il dottor Giovanni Vico che decise di convocare per il 2 novembre, nella sua abitazione di via Mazzini, i Consiglieri in seduta straordinaria. In quell’occasione viene approvato un ordine del giorno nel quale si legge: “Il Consiglio dichiara di non voler sottostare alla violenza degli avversari e di volere di conseguenza mantenere il proprio posto; invita perciò la Giunta a non rassegnare le dimissioni dichiarandosi pienamente solidale con essa”. Al consesso presero parte forze politiche tra loro diverse: Popolari, Comunisti, Partito dei Contadini. Un’iniziativa che darà i suoi frutti, portando alla destituzione del Segretario locale del Partito fascista e consentendo all’Amministrazione di riprendere la sua attività il 3 novembre.

«Ci sembra doveroso ricordare un fatto storico che offre tanti motivi di riflessione», spiegano gli ex sindaci, «Alba era una piccola città ma il coraggio di quel sindaco e di alcuni cittadini l’ha resa protagonista di un fatto di rilievo nazionale. Di quell’evento colpisce l’unità di intenti tra tre forze politiche diverse, Partito Popolare, Partito Comunista e Partito dei Contadini, per raggiungere l’obiettivo di mantenere la città libera e proteggerla dalla violenza fascista. Questo fatto fu come una fiamma accesa che, durante il buio del ventennio, illuminò la città manifestandosi poi, con tutta la sua forza negli anni della Resistenza e, nel 1944, con i Ventitrè Giorni di Alba Libera».

Banner Gazzetta d'Alba