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Sfide ecologiche e crisi climatica: l’agricoltura si trova a un bivio

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ECONOMIA «Da quest’anno coltivo un orto nel fazzoletto di terra di fronte a casa, nei paraggi di Castagnito. Ho iniziato per tre motivi: ridurre il costo della spesa alimentare mensile, imparare un nuovo mestiere e mangiare sano. Non potevo sapere che questo semplice gesto sarebbe diventato la mia ragione di vita “spirituale”. Lavorando a contatto con la terra ho riscoperto il rapporto con una parte di me molto antica, ho recuperato emozioni che pensavo di avere perso e ritrovato il gusto della solitudine». A parlare è Giuseppe, un uomo di 42 anni: nato in Emilia Romagna è arrivato in Piemonte nel 2018. Prosegue: «Di giorno sudo fra le mura di un’azienda come metalmeccanico. Non ho finito gli studi e ho sempre avuto la sensazione che qualcosa mancasse nella mia vita. Grazie all’agricoltura ricavo soddisfazione dalla fatica della semina e la cura delle piante. Spendo meno soldi alla fine del mese e mi sento meglio perché mangio cibi più sani».

L’agricoltura è un potente mezzo di unione tra uomo e natura, strumento di emancipazione e benessere. Eppure il comparto sta attraversando una profonda crisi: il rapporto Piemonte rurale 2022 di Ires descrive la situazione della regione in modo poco confortante. Spiega il ricercatore Stefano Cavaletto: «Il settore primario, superata la fase critica postpandemica, ha vissuto un 2022 negativo dal punto di vista climatico e per il rincaro dei prezzi delle materie prime conseguenza della guerra in Ucraina».

I CAMPI A SECCO

Cia soddisfatta per il via libera della Camera alla legge sull'agricoltura biologica
Il presidente della Cia di Cuneo Claudio Conterno.

L’anno appena concluso è stato uno dei più siccitosi da quando l’Arpa, nel 1958, ha avviato le osservazioni meteo: dall’8 dicembre 2021 non è piovuto per 111 giorni. Il deficit pluviometrico, calcolato sulla media degli ultimi 30 anni, ha registrato il record negativo a luglio, con un meno 45 per cento. «Sono molte le coltivazioni che hanno risentito di questi andamenti». È notevole il crollo delle produzioni di mais, «in Piemonte, nonostante un lieve aumento delle semine (più 1 per cento) si registra una diminuzione del 18 per cento dei raccolti. Problemi si sono avuti pure per le produzioni industriali di soia e girasoli, entrambe inferiori alla media del 4,5 per cento, con superfici cresciute del 30 per cento».

IL DOMINO DEI RINCARI

Le quotazioni di alcune materie prime al rialzo non hanno aiutato, con prezzi in ascesa già alcuni mesi prima del conflitto fra Russia e Ucraina. «La ripresa della domanda mondiale di gas naturale, dopo il Covid-19, ha creato uno squilibrio sul mercato e l’anomala crescita del prezzo: col conflitto, la situazione si è aggravata, anche per la chiusura di alcuni canali commerciali e le sanzioni alla Russia».

Nel primo trimestre del 2022, inoltre, sono aumentati del 60 per cento i prezzi di elettricità e carburanti, del 40 fertilizzanti e concimi. A ottobre i servizi in conto terzi registravano un più 33 per cento, i mangimi un più 32, più 28 i fertilizzanti, con riflessi sui costi produttivi medi dell’agroalimentare, cresciuti del 22,7 per cento, del 24 nella zootecnia. Tutto questo ha avuto un effetto deleterio sui prezzi finali e dunque sulle famiglie.

L’ANNATA NEL CUNEESE

I prezzi sono lievitati: a novembre 2022 il mais costava il 30 per cento in più, il frumento tenero il 17,6 e l’orzo il 23. L’ortofrutta vive difficoltà generalizzate, eccettuate le mele: i volumi raccolti sono aumentati del 13,1 per cento. Eppure, dicono i ricercatori, «l’eccesso di calore ha ridotto il calibro dei frutti: nei primi mesi le vendite hanno registrato quotazioni medie inferiori a quelle degli stessi mesi del 2021».

Il bilancio dell’annata agricola cuneese lo traccia Claudio Conterno, viticoltore e presidente provinciale della Confederazione italiana agricoltori (Cia): «La sostenibilità economica delle imprese agricole è la difficoltà maggiore, anche nel campo vitivinicolo, se non si trasforma l’uva in vin

o direttamente in loco». E ha proseguito, spiegando i motivi delle difficoltà: «Produci oggi e conosci l’importo della spesa sostenuta, non è lo stesso per il prezzo che ti verrà pagato per quanto hai seminato o coltivato. Ti danno degli acconti e liquidano dopo un anno, secondo quotazioni decise da chi acquista». Il presidente regionale di Cia, Gabriele Carenini, ha aggiunto: «Viviamo cambiamenti improvvisi, da soli è impossibile affrontarli. Serve collaborazione e scelte concrete e veloci da parte del mondo politico: non c’è tempo da perdere, gli agricoltori rappresentano uno dei motori di sviluppo dell’economia».

LE POSSIBILITÀ DEL WEB

Sfide ecologiche e crisi climatica: l’agricoltura si trova a un bivio
Giacomo Damonte, respondabile Cia dell’area albese

In questo scenario di mutamento i giovani cercano di capire come muoversi e battono nuove piste: Giacomo Damonte, 36 anni, è enologo nell’azienda Malvirà, condotta dalla sua famiglia a Canale, dal dicembre 2021 è presidente della zona di Alba per la Cia. «In Langa e nel Roero molte realtà sono a conduzione familiare: per questo è importante il confronto con la generazione che ci ha preceduto. Da punti di vista diversi, spesso, si arriva a soluzioni condivise». Il Web merita, a suo avviso, particolari riguardi: «Sfruttando il digitale e la comunicazione si aprono tantissime opportunità per raggiungere mercati e consumatori. Magari inventando percorsi nuovi, perché i gusti delle persone cambiano».

Per riuscirci non bisogna, «spaventarsi delle difficoltà che all’inizio potrebbero sembrare insormontabili. Occorre dedicare tanto tempo, e in modo flessibile, al proprio lavoro: come diceva mio nonno, “gli animali vanno accuditi e bisogna dar loro il cibo anche il giorno di Natale”».

Servirà soprattutto ridurre l’impatto ambientale delle aziende e rendere accessibili i prodotti sani. Oggi l’alimento naturale e biologico ha costi elevati, proibitivi per molte fasce di popolazione. Serve una “democratizzazione nutrizionale” capace di fare della salubrità il punto di partenza. Per riuscirci sarà importante diminuire gli impatti ambientali della monocultura, l’uso dei pesticidi e fungicidi, arrestare il disboscamento, ridurre i costi energetici. Gli strumenti non mancano: il Programma di sviluppo rurale (noto con la sigla Psr) relativo al periodo 2014-2022 sostiene gli investimenti per allevamenti che vogliano ridurre le emissioni, in atmosfera, di gas serra e ammoniaca.

BANDI PER LE STALLE

La Regione ha attivato, nelle scorse settimane, un bando (la scadenza per le domande è il 28 febbraio 2023) finanziato con 8 milioni e 600mila euro per coperture, anche antipioggia, sopra le strutture di stoccaggio dei reflui e l’acquisto di macchine per la loro distribuzione sul terreno, con tecniche a bassa diffusione di gas in atmosfera. I fondi andranno anche alla costruzione di vasche coperte aggiuntive, tettoie sui recinti vicini alle stalle, l’acquisto di separatori solido-liquido e di attrezzature per la movimentazione e gestione dei liquami e la riduzione del consumo di acqua nelle strutture. È un’opportunità, per il settore primario, pur nelle difficoltà, di realizzare un futuro più attento all’ambiente.  

Roberto Aria

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