A Castiglione Falletto s’indaga su secoli di storia

In parallelo coi restauri del castello Accigliaro e Destefanis preparano il libro sugli eventi dai Saluzzo ai Savoia, dai De Castiglione fino ai Vassallo

A Castiglione Falletto s’indaga su secoli di storia

STORIA Il restauro del castello di Castiglione Falletto dovrebbe concludersi nell’estate del 2024. Gran parte del complesso storico è proprietà della cantina Cavallotto. Alfio Cavallotto spiega: «Si è trattato di un accordo con i discendenti della famiglia Vassallo, i proprietari, con i quali abbiamo un rapporto di amicizia. Urgevano interventi di manutenzione e c’erano dei problemi statici da risolvere ma l’investimento era molto oneroso. Avrebbero potuto vendere a ricchi investitori stranieri per cifre altissime, ma hanno preferito una soluzione che potesse accontentare tutti e mantenere il castello accessibile alla popolazione. In più, hanno mantenuto la proprietà del palazzo settecentesco all’interno del cortile». Con il termine del restauro saranno possibili «degustazioni abbinate a visite guidate dedicate alle vicende storiche del sito».

Lungo i muri perimetrali gli interventi durati due anni si sono conclusi da poco: dieci restauratori con leggeri colpi di spatolina hanno rimosso ogni residuo di cemento (derivante da lavori fatti nel Novecento), sabbia e guano tra i mattoni, per poi inserire la calce come in origine. È stato ultimato anche il recupero del palatium, dell’ingresso principale, delle scuderie e della letamaia. Il restauro attende anche gli affreschi datati al Trecento nella cappella in una delle torri cilindriche d’angolo; il cantiere destinato a dotare il torrione centrale di una scala partirà in estate. A breve si procederà con il recupero delle cucine medievali: per ora, «di fianco a un’altra torre angolare abbiamo trovato un vano con un’apertura sottostante, probabilmente una via di fuga, una scoperta inaspettata».

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Alfio Cavallotto.

Le cucine, negli anni Novanta, ospitarono mostre d’arte: i curatori erano Gianni Boffa, Walter Accigliaro e Dario Destefanis. Gli ultimi due sono attualmente impegnati nelle ricerche storiche che porteranno alla pubblicazione del volume Castiglione Falletto. Il castello e le sue pertinenze feudali. I domini superiori e i signori locali dall’alto Medioevo all’Ottocento.

Accigliaro sta approfondendo la storia fino al Seicento, Destefanis i due secoli successivi. Sostenuto dalla cantina Cavallotto, il volume, da presentare con la riapertura del castello, sarà corredato dalle fotografie scattate da Pierangelo Vacchetto, dalle rilevazioni grafiche di Debora Borgogno e Matteo Costic e dalla prefazione di Clemens Schramm, professore di architettura a Berlino che ha scelto Castiglione per trascorrervi sei mesi ogni anno.

Walter Accigliaro premiato da Italia nostra come socio meritevole
Walter Accigliaro.

Accigliaro e Destefanis hanno già pubblicato, nel 2019, Castiglione Falletto da «Regione San Michele» a Pugnane. Siti storici, toponimi e cascine nel versante ad ovest del territorio. «Insieme a Castiglione Falletto. Dai Saluzzo ai Savoia attraverso tre diocesi, scritto con Gianni Boffa nel 1993, diventerà una collana, che in seguito potrà arricchirsi di altri studi» dice Accigliaro. «I Falletti di un ramo proveniente da Alba comprano il castello dai De Castiglione nel Trecento e lo mantengono fino al Seicento. Prima dei Vassallo arrivano i Patrizi di Scagnello. Castiglione rimase un’isola saluzzese in mezzo ad altri domini fino alla fine del marchesato, nel 1548. Data la sua posizione e lo status, era una piazzaforte attrezzata per ospitare guarnigioni. I Saluzzo avevano anche Dogliani e, fino al Trecento, Serralunga».

Tra gli episodi interessanti che riguardano il castello di Castiglione, «nel 1616, quando ormai è nelle mani dei Savoia, avvengono due assalti. Vi staziona una guarnigione sabauda integrata da gente del posto e vecchi dipendenti di Saluzzo. Scoppia la prima guerra di successione del Monferrato e i monferrini attaccano e prendono il maniero. Passano pochi mesi: nella notte di Ognissanti i Savoia mandano da Cherasco settecento soldati con cannoni per riprendere Castiglione e Serralunga».

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Dario Destefanis.

Aggiunge Destefanis: «Nel 1717 crolla una grande parte del maniero, forse per un terremoto. Nell’archivio comunale ci sono parecchi documenti che ne parlano, riguardanti soprattutto le spese del Comune per portare via i mattoni, le pietre e la terra, comprati dai conti Claretti. Almeno fino al 1760 è testimoniata la presenza di un ponte levatoio dall’ingresso principale, dove ancora oggi si può notare uno sperone». Per diversi mesi, durante l’assedio di Torino del 1706, «stazionano truppe alemanne giunte in aiuto dei Savoia. Tra i costi sostenuti dal Comune vi è il pagamento di un interprete».

I documenti del Settecento sono numerosi, «il segretario descriveva dettagliatamente ogni singola spesa. Cosa che non avviene, ad esempio, nel secolo successivo. Scorrendo i registri è interessante notare che sovente il vino era accettato come pagamento».

Davide Barile

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