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L’odissea on-line per i passaporti (REPORTAGE)

Alba: inaugurato lo Sportello della Questura, aperto dal 7 gennaio 1
Il sindaco Carlo Bo e il questore Nicola Parisi all'inaugurazione dello sportello nel 2020

IL REPORTAGE Il rilascio del passaporto è diventato una questione di vera emergenza nazionale. Giungono anche a Gazzetta d’Alba segnalazioni per i lunghi tempi di attesa per un appuntamento. C’è chi riferisce di controllare ogni giorno on-line (lo si può fare solo così, Spid alla mano) la disponibilità, chi trova un “buco” a Ceva (una delle sedi distaccate, con Alba e Bra, dell’ufficio cuneese) magari ad aprile e chi rinuncia, in attesa di tempi migliori. Una signora ci riferisce di essere stata un’intera giornata con il cellulare in mano per ottenere un appuntamento dopo due mesi; un altro lettore racconta di essere stato più fortunato: pochi giorni e il riquadro verde s’è illuminato… Erano le 4. Il problema è peraltro datato: ne ha dibattuto il Consiglio comunale albese di giugno 2022, su segnalazione del consigliere di opposizione Fabio Tripaldi.

Un’inchiesta pubblicata da Altroconsumo è partita dalla considerazione che, quello italiano, è un passaporto che dà accesso a 189 Paesi senza la necessità di visto, quindi appetibile anche al mercato nero. In alcuni casi, come a Padova e a Genova, il servizio risulta essere del tutto «non disponibile», mentre per Bolzano e Torino occorrono circa tre mesi. Più rapide le prenotazioni a Napoli e Palermo, in cui si aspettano due settimane, e nella capitale, “soltanto” dieci giorni.

E nella nostra provincia? Abbiamo provato a simulare, sul sito www.passaportonline.poliziadistato.it, le disponibilità, che possono variare anche a seconda del momento della giornata, a causa di eventuali annullamenti di appuntamenti non evasi. Nel nostro caso, dopo una buona serie di tentativi, abbiamo trovato il primo dopo 19 giorni, a Bra. Non mancano, specie tra gli anziani, lamentele sul modo in cui si deve inoltrare la richiesta, esclusivamente in via telematica con accesso tramite Spid o carta d’identità elettronica. Ma una volta ottenuto l’appuntamento la trafila non è finita: servono un versamento in Posta (ammesso che si trovi il modulo: in un ufficio albese sabato non ce n’era più traccia), una marca telematica, due fotografie adeguate, la carta d’identità e la fotocopia della stessa, il modulo compilato che si è ricevuto via e-mail dopo la prenotazione, le impronte digitali. Poi, con almeno un mese di attesa, si può scegliere: rifare la coda e ritirare il passaporto nel luogo del primo appuntamento o l’invio tramite Poste italiane, con l’incubo che non arrivi.

È comunque prevista la procedura d’urgenza: chi ha un viaggio prenotato o deve spostarsi per motivi di studio o lavoro può presentarsi negli uffici con la documentazione che certifichi l’impasse.

Ma quali sono i motivi dei ritardi? Le Questure italiane parlano di corse ad accaparrarsi il passaporto dopo il lungo blocco dei viaggi durante la pandemia. In più, si è aggiunta la necessità del documento per recarsi nel Regno Unito. Nel 2019 le richieste in Provincia di Cuneo furono 17.500. Nei due anni successivi intorno ai 7.500, mentre nel 2022 sono state 21.800. Di queste, 1.274, fino al 30 novembre, sono state sbrigate ad Alba, nello sportello inaugurato il 23 dicembre 2020.

Significativo il fatto che, nei primi mesi del 2023, nella Granda si siano già superati i numeri del 2021 e del 2022. Ciò ha comportato un incremento degli orari, con sforzi notevoli da parte del personale. Il questore Nicola Parisi ha predisposto pure date di libero accesso.

Manca il personale e ad Alba serve un Commissariato

Come riferisce il segretario provinciale del Siulp – il sindacato di Polizia –, Alessandro Digeronimo, «nella prima fase non eravamo pronti ad affrontare l’onda emotiva della gente; abbiamo arrancato, ma ora la situazione dovrebbe normalizzarsi. Anche perché il questore sta facendo un’operazione certosina, togliendo personale da settori che sono in grado di aspettare. Non posso dire che la sicurezza sia compromessa, ma la macchina organizzativa, in queste condizioni, non può reggere a lungo». Una soluzione per snellire le code riguarderebbe un cambio radicale, a livello centrale: «Si potrebbero delegare i sindaci a rilasciare i passaporti, come avviene per le carte di identità. La prima fase, magari, potrebbe essere presa in carico dalle Poste», prosegue Digeronimo.

Aggiunge Davide Mario Eandi, segretario provinciale della Sip Cgil: «Ai problemi già noti si somma la carenza di personale tra le Forze dell’ordine. I pensionamenti non sono rimpiazzati con nuove assunzioni. È così da anni. Anche se i politici si riempiono la bocca di parole di elogio nei nostri confronti, non fanno nulla per agevolarci nel lavoro. Servono concorsi straordinari».

La corsa al passaporto, spiega Eandi, «causa danni collaterali che, magari, il cittadino nota solo quando ha bisogno. Il questore è costretto a far fuoco con la legna che ha e, per esempio, se deve spostare il personale da un nucleo investigativo all’ufficio passaporti, le indagini subiscono rallentamenti. Oppure gira una pattuglia in meno». In Italia «ci sono 25-30mila poliziotti in meno rispetto alle esigenze. Ovviamente, richiedere il passaporto è un diritto e il cittadino lo può fare quando lo ritiene più opportuno. Per garantire il servizio stiamo facendo straordinari, lavorando anche in giorni dedicati al riposo. Ora non possiamo nemmeno più contare su una parte degli impiegati civili a tempo determinato delle Questure: i loro contratti infatti non sono più stati rinnovati».

Infine, Eandi lancia una proposta per quanto riguarda l’Albese: «Sarebbe opportuno istituire un Commissariato di pubblica sicurezza al di fuori del capoluogo di provincia. Ciò avviene quasi dappertutto, significherebbe avere equipaggi avanzati che svolgono delle indagini accurate nel territorio di riferimento. Non ha alcun senso, infatti, che una grande manifestazione come la Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba per quanto riguarda l’ordine pubblico sia gestita da Cuneo».  

Davide Barile

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