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Il romanzo di Marta Cai, storia di famelici provinciali

Il romanzo di Marta Cai, storia di famelici provinciali
© Germano

ALBA Un’«allucinazione della solitudine» e un «elogio del fumare» sono le definizioni con cui si chiude il primo romanzo della scrittrice albese Marta Cai, nata a Canelli nel 1980 e insegnante d’italiano a Curitiba (Brasile). Centomilioni arriva due anni dopo la raccolta di racconti Enti di ragione (Suigeneris) ed esordisce nella nuova collana Einaudi intitolata Unici, dedicata a voci fuori dal coro: non un caso data la scrittura densa, poetica e immaginifica di Marta.

Protagonista è Teresa, una donna di mezza età che vive ancora con la madre padrona e il padre malato di Alzheimer e insegna in un istituto di recupero degli anni scolastici: la sua è una routine ossessiva in cui tutto ruota intorno alle necessità dei genitori. È uno studente, Alessandro, a scombussolare la sua vita da «zitellona di provincia» portando desideri inediti, forse soltanto sopiti.

«Ho iniziato a scrivere il libro nel 2019, quasi come un addio all’Italia prima di andare in Brasile; all’inizio erano tre racconti distinti. Poi ho capito che lei era un caso patologico da sviluppare e ho dato forma alla controfigura maschile, Alessandro, che associo alla sensazione di libertà linguistica che ho sperimentato in Sud America», racconta la scrittrice, che ha passato la sua vita tra Alba, Fossano e Torino.

Nel romanzo sono gli ambienti e le emozioni a colpire il lettore, più che gli avvenimenti: «Siamo sempre definiti da relazioni e luoghi geografici in cui viviamo, ma ognuno ha dentro di sé un margine inesprimibile d’opacità per cui è difficile incontrarsi: Teresa e Alessandro sono due specchi, simili e opposti, in preda a desideri imposti da altri». A determinarli interviene soprattutto l’ambiente pianeggiante e provinciale (potrebbe essere Fossano o Savigliano), dove «l’ambizione è un sentimento per quelli di collina che hanno la fuga nelle gambe» e i personaggi si contorcono nei loro bassi istinti, senza mai alzare la testa.

Gli unici modi per esprimere ciò che non si può dire, cioè l’affetto che per noi piemontesi è spesso motivo di paura, sono il cibo e i soldi. Entrambi abbondano nel romanzo e finiscono per schiacciare i due protagonisti: «Sono le uniche transazioni possibili, perché paiono gestibili mentre l’affetto crea panico, poi però diventano mostri e sfuggono al controllo». Così Teresa sfugge dalle attenzioni culinarie della madre, che la ingozza di faraone e ossibuchi, mentre Alessandro è sempre affamato e in cerca di denaro. Due mondi troppo simili per trovare un punto d’incontro.

Il libro sarà presentato in diversi posti: domenica 21 maggio alla biblioteca Monticone di Canelli, sabato 3 giugno alla Piccola libreria indipendente di Asti e venerdì 9 giugno agli aperitivi culturali di Cortemilia.

Lorenzo Germano

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