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Peste suina africana: Saliceto inserito nella zona rossa

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GORZEGNO Cresce l’allarme sul problema della peste suina africana (Psa) anche in provincia di Cuneo. Aumenta il numero dei Comuni inseriti nelle zone soggette a restrizione I (aree confinanti con le zone in cui sono stati rilevati casi) che passano da 12 a 19 (Bergolo, Camerana, Castelletto Uzzone, Castelnuovo di Ceva, Castino, Cortemilia, Cossano Belbo, Gottasecca, Levice, Monesiglio, Montezemolo, Perletto, Perlo, Pezzolo Valle Uzzone, Priero, Prunetto, Rocchetta Belbo, Sale delle Langhe e  Santo Stefano Belbo), ma soprattutto per la prima volta un Comune della Granda (Saliceto) entra nella zona rossa II infetta che comprende gran parte della provincie di Asti, Alessandria, Genova e Savona. A portare Saliceto in zona rossa è stata la vicinanza con il caso di peste suina rilevato in una carcassa di cinghiale rinvenuta a Cairo Montenotte.

L’argomento è stato portato, martedì 16 maggio, al centro dell’incontro organizzato dalla Provincia in municipio a Gorzegno con i cacciatori dell’Atc (Ambito territoriale di caccia) Cn 5 presieduto da Chiara Petrini, unica donna presidente di Atc del Piemonte. A Gorzegno nei giorni scorsi si era recato anche il presidente della Provincia Luca Robaldo per un sopralluogo. Oltre al sindaco Marco Chinazzo, erano presenti i consiglieri provinciali Silvano Dovetta delegato alla Psa e Annanaria Molinari, il dirigente dell’Ufficio caccia e pesca della Provincia Alessandro Risso, il comandante della Polizia faunistica venatoria provinciale Valerio Civallero e i veterinari delle Asl Cn1 e Cn2. Presenti anche i 24 capisquadra della caccia al cinghiale dell’Atc Cn5, oltre alla quasi totalità dei sindaci dei Comuni di zona di restrizione I e II.

La mappa aggiornata dei casi rilevati tra Piemonte e Liguria

Durante l’incontro sono state esposte le misure previste dalla normativa nazionale e regionale, in particolare quanto disposto dal commissario straordinario alla Psa Vincenzo Caputo con la sua ordinanza n. 2 del 2023, oltre alle indicazioni del Piano regionale di interventi urgenti (Priu) per il controllo della specie suina africana e il depopolamento della specie cinghiale nelle aree indenni della regione Piemonte. Il confronto è servito anche a illustrare le ricadute economiche e sociali derivanti dalla diffusione della Psa e le misure messe in campo dalla Provincia con il nuovo regolamento che prevede rimborsi ai cacciatori per gli abbattimenti dei cinghiali. Ai cacciatori è stata chiesta la collaborazione ad organizzare interventi di abbattimento dei cinghiali in modo massivo nelle zone ancora indenni dalla Psa, prendendo preventivamente contatto con la Polizia Locale Faunistico Ambientale della Provincia. L’Atc Cn5 si è resa disponibile a organizzare entro la fine del mese di maggio i corsi di formazione per i cacciatori previsti dal Priu per attuare gli interventi. I veterinari delle Asl organizzeranno, su richiesta, ulteriori corsi di biosicurezza per la Psa. Il dibattito è stato costruttivo e concreto, anche grazie agli interventi dei sindaci dell’area interessata e dei cacciatori che hanno posto questioni importanti che saranno riportate e condivise dalla Provincia con la Regione Piemonte. La Provincia, nei giorni scorsi, ha chiesto a tutti gli ambiti territoriali di caccia e ai comprensori alpini cuneesi che non lo avessero ancora fatto di organizzare i corsi previsti dal Priu, in modo tale da aumentare la platea dei cacciatori che possono concorrere ad effettuare interventi di controllo del cinghiale. I Comuni soggetti a restrizione sono stati informati dalle Asl sui provvedimenti da adottare in base al decreto 2 del Commissario straordinario.

Il consigliere provinciale delegato alla Psa Silvano Dovetta: «È stato un incontro molto positivo. Dobbiamo ringraziare tutti i sindaci che hanno partecipato e in particola la presidenza dell’Atc Cn5 con  i suoi 24 capisquadra. Tutti sentiamo l’importanza di questo momento  in cui il rischio Psa minaccia direttamente la Granda, ma soprattutto i 19 comuni di confine. Il nostro sforzo sarà quello di sensibilizzare il territorio nel suo insieme affinché tutti si lavori nella stessa direzione per l’abbattimento dei cinghiali. Dobbiamo fermare la peste suina perché la sua espansione sarebbe una catastrofe non solo a livello economico».

«Abbiamo voluto incontrate tutti gli attori coinvolti – ha aggiunto il consigliere provinciale di zona Annamaria Molinari – per portarli a conoscenza dei rischi che stiamo correndo come territorio. Se non si collabora per risolvere il problema rischiamo una chiusura per anni della caccia e ingenti danni economici al territorio sia per gli allevatori che a livello turistico».

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