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Un Dio che non possiamo capire, ma sperimentare

PENSIERO PER DOMENICA – SANTISSIMA TRINITÀ – 4 GIUGNO

Può sembrare strano che nella festa della Trinità solo una delle tre letture – la seconda, con il finale di 2Corinzi (13,11-13) – citi espressamente le tre Persone divine. In realtà, se la Trinità è il punto di inizio di tutto, la scoperta del suo mistero è stato il punto di arrivo della Rivelazione. Seguendo, passo dopo passo, questo itinerario, arriviamo alla conclusione, un po’ sorprendente, che la scoperta della Trinità di Dio è avvenuta all’interno della prima comunità cristiana.

Un Dio che non possiamo capire, ma sperimentare
La Trinità, miniatura del XVI secolo, di Boccardino da Firenze, nella basilica di San Pietro a Perugia.

Primo passo: Dio sceglie un popolo e cammina nella storia. Dal punto di vista storico, il passo decisivo nella storia della salvezza è compiuto da Mosè, dopo la fuga dall’Egitto (Es 34,4-9). Mosè è stato la guida impareggiabile del popolo eletto perché gli ha dato una identità, aiutandolo prima a resistere alla tentazione di passare ad altri dèi (il vitello d’oro era un idolo venerato da alcune popolazioni confinanti), poi dandogli una Legge e soprattutto una fede, una nuova idea di Dio. Il Dio di Mosè è un Dio che cammina in mezzo al popolo, perdonando le sue colpe.

Secondo passo: Dio si fa uomo per salvare tutta l’umanità. Il Dio che cammina in mezzo al suo popolo assume fattezze umane, diventa a tutti gli effetti “visibile” in Gesù di Nazareth. È quanto lo stesso Gesù tenta di spiegare a Nicodemo, durante un colloquio notturno, raccontato nel Vangelo di Giovanni (Gv 3,16-18): «Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui». La vita di Gesù suona come conferma di quanto scoperto da Mosè: il Dio che cammina con noi è ricco di amore e fedeltà.

Terzo passo: Dio vive nella comunità e si manifesta in essa. Il riferimento alla Trinità è esplicito nel saluto finale, peraltro notissimo perché usato nelle celebrazioni liturgiche: «La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito santo siano con tutti voi». Ma forse sono più importanti e concrete le espressioni che precedono: «Siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace». Questo è il ritratto della Trinità, questo è lo stile di vita del Dio-Trinità, che deve ispirare il cammino delle nostre comunità. La Trinità non la possiamo capire; la possiamo sperimentare nelle relazioni concrete della nostra vita. Tra l’altro, forse è questa l’annotazione più importante e ricorrente nei verbali del secondo anno del Cammino sinodale: il bisogno di relazioni comunitarie più vere, più “calde”, più ricche di umanità, da cui la necessità di tenere in vita le piccole comunità. Sarà il Sinodo a farci riscoprire la Trinità?

 Lidia e Battista Galvagno

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