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Così la plastica nel nostro piatto si può evitare (GAZZETTA DEL GUSTO)

Così la plastica nel nostro piatto si può evitare (GAZZETTA DEL GUSTO) 1

GAZZETTA DEL GUSTO Viviamo, letteralmente, circondati dalla plastica. E quella stessa plastica, molto spesso, ce la ritroviamo nel piatto. Le microplastiche, piccole particelle di poco meno di un millimetro, stanno letteralmente invadendo anche ciò che mangiamo. Con le nanoplastiche, si accumulano nella catena alimentare, in habitat ed ecosistemi marini e terrestri, entrando negli organismi viventi principalmente per ingestione. Secondo uno studio dell’Università di Newcastle, in Australia, una persona ingerisce in media fino a 5 grammi di plastica ogni settimana, il peso di una carta di credito.

Una cosa è certa: l’assunzione di una piccola quantità di microplastiche non ha conseguenze dirette sull’organismo. Il problema è l’accumulo. Ma la nostra continua esposizione, potrebbe portare a conseguenze nefaste. Gli alimenti più a rischio sono l’acqua in bottiglia e i frutti di mare. Seguono sale marino, birra e prodotti ittici. In futuro, tuttavia, il problema potrebbe riguardare anche cereali, verdure, manzo, pollame e formaggi.

Così la plastica nel nostro piatto si può evitare (GAZZETTA DEL GUSTO)
Stefano Bertello

Sono ben noti i benefici del consumo di pesce sulla salute umana, tuttavia, sebbene gran parte delle microplastiche vengano eliminate con l’eviscerazione, le particelle più piccole possono rimanere nei tessuti. I bivalvi, come cozze e vongole, a causa della loro azione filtrante, accumulano livelli significativi di contaminanti che, alla fine, vanno a finire direttamente nei nostri piatti.

Che fare? Stefano Bertello, gestore di Bottega sfusi, a Carmagnola, ha fatto una precisa scelta di vita: selezionare prodotti buoni, il più possibile locali e provenienti da filiere virtuose. Ma soprattutto sfusi o con imballaggi ridotti: «Ho deciso di operare per l’ambiente ma, allo stesso tempo, per me stesso. La diminuzione dei rifiuti ha un ruolo importante per ridurre l’impatto che l’essere umano ha sulla natura. Sono piccoli gesti, primi passi, che possono fare una grande differenza. Gli imballaggi legati al sistema alimentare e casalingo sono solo una piccola parte della plastica da smaltire, ma dobbiamo pure iniziare da qualcosa», spiega.

«Nella mia bottega la plastica è quasi del tutto eliminata, per permettere ai clienti di ridurre al minimo la quantità di rifiuti prodotti. Pasta, riso, biscotti, cereali, tisane, tè e legumi sono venduti in dispenser. Cosmetici e detersivi sono solidi o alla spina e i prodotti rimanenti sono acquistabili in barattoli di vetro, che possono facilmente acquisire una nuova vita. Nella scelta degli articoli da vendere sono attento anche agli imballaggi primari: prediligo quelli in cartone o con pochissima plastica. Chiaramente non sto parlando di un’eliminazione totale, che è ancora molto difficile, ma di una riduzione drastica».

La visione di Stefano non si limita all’imballaggio. Un prodotto deve essere sostenibile sotto diversi punti di vista: la scelta, infatti, ricade su materie selezionate, tendenzialmente biologiche, provenienti da filiere nobili, in cui è fondamentale il rispetto per l’ambiente, ma anche una giusta retribuzione per chi produce.

«Molto spesso si pensa che fare la spesa sfusa sia più costoso. In realtà, se fatta con attenzione, può anche aiutarci a risparmiare. Nella mia bottega i prodotti hanno prezzi leggermente più elevati, per garantire una corretta retribuzione a tutti gli attori della filiera. Ma è possibile fare una spesa a imballaggi ridotti anche al supermercato. Provate, per esempio, a scegliere prodotti con meno plastica. A comprare i cereali crudi, invece che precotti in contenitori monouso. A verificare se esiste un packaging più sostenibile del vostro dentifricio o dello shampoo che usate abitualmente. O, ancora, ad acquistare i prodotti freschi al banco e non quelli preconfezionati. Sembrano piccolezze, ma ogni gesto ha un valore».

Molto spesso, siamo ignari della quantità di plastica che produciamo nella nostra vita quotidiana, travolti da un’esistenza frenetica e veloce, e poniamo scarsa attenzione ai nostri gesti. Ma misurarne l’impatto è facile. Per questo, Stefano lancia una sfida: raccogliere, per un intero mese, tutti i rifiuti plastici che produce la nostra famiglia. Solo vedendoli tutti insieme, possiamo renderci conto di quanto le scelte siano impattanti.

Piccoli consigli per la cucina e per una esistenza migliore

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Parliamoci chiaro, eliminare del tutto la plastica dalla nostra vita è pressoché impossibile. Questa ha invaso le nostre case e i nostri uffici, ristoranti, bar e negozi: gran parte di ciò che ci circonda è fatto di plastica. Tuttavia, ci sono piccoli cambiamenti che possiamo mettere in pratica per ridurre i rifiuti da smaltire.

  • 1)  Evitate di usare plastica monouso per i picnic, in casa o fuori.
  • 2) Prediligete i ristoranti e i bar più attenti e virtuosi e, soprattutto, chiedete di non avere la cannuccia.
  • 3) Se invitate amici a cena, scegliete piatti di ceramica e bicchieri in vetro, che, oltre a non produrre rifiuti, renderanno anche la vostra tavola più bella.
  • 4) Per conservare il cibo avanzato usate contenitori di ceramica o di vetro, meglio ancora se sono vecchi vasetti recuperati.
  • 5) Evitate il più possibile di comprare acqua in bottiglia di plastica, prediligendo quella in vetro, del rubinetto o installando un filtro in casa.
  • 6) Quando andate a fare la spesa, acquistate prodotti dal packaging ridotto: no alle monoporzioni e ai piatti pronti imballati singolarmente. Preferite prodotti sfusi, se disponibili, o in contenitori di cartone, materiali biodegradabili o alluminio.
  • 7) Infine: apritevi a nuovi orizzonti. Le alternative alla plastica sono in continua crescita. Basti pensare alle linee di stoviglie biodegradabili, alle pellicole in cera d’api, alle buste della spesa di stoffa, alle capsule per il caffè ricaricabili o alle spugne di luffa. L’importante è mettersi in gioco.

Chiara Nervo

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