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Eppure, a Mondovì s’inverte la tendenza alla denatalità

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SOCIETÀ In gergo si parla di “inverno demografico”, un’espressione che rende l’idea del calo progressivo della natalità che caratterizza l’Italia: le ultime proiezioni dell’Istat, l’Istituto nazionale di ricerca, stimano una diminuzione degli abitanti da circa 60 milioni a 45,8 nel 2080.

Ma vediamo i numeri, con riferimento al biennio 2020-2021: se la media dell’Unione europea si aggira sulle 9,1 nascite ogni mille abitanti, l’Italia si ferma a 6,8. Alla fine degli anni 2000, il dato era vicino a 10, per poi scendere a 8 nel 2015 e arrivare alla situazione attuale, invariata dal 2020.

Il dato italiano è il più basso di tutti i 26 Paesi Ue, in una classifica che vede al primo posto per natalità l’Irlanda, con 11,2 nascite ogni mille abitanti. Seguono Cipro e la Francia, che raggiunge quota 10,6. A tracciare un quadro completo è il portale Openpolis, che ha analizzato i numeri sui singoli Comuni, con riferimento al 2020, perché è il primo anno in cui la quota nazionale è scesa al di sotto delle 7 nascite ogni mille abitanti.

A partire dai dati Istat, è emerso un primo aspetto: l’89,3 per cento dei Municipi italiani si colloca al di sotto della media europea, che si attesta sulle 9,1 nascite. Solo il 9,5 per cento dei Comuni è al di sopra di questa soglia.

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Ma come stanno i centri della Granda? A livello provinciale, si contano 6,2 neonati ogni mille abitanti, ancora meno rispetto alla media nazionale e molto lontano dal livello europeo. Partiamo dal capoluogo, Cuneo: nel 2020 sono state registrate 6,7 nascite ogni mille abitanti, rispetto alle 7,72 del 2014, quando la media nazionale era pari a 8,3.

Emerge un tasso di natalità in discesa, al di sotto anche della media nazionale. Alba supera di pochissimo Cuneo, con 6,82 nuovi nati ogni mille abitanti, rispetto agli 8,14 del 2014. Bra raggiunge invece quota 7,78 nuovi nati, superando la media nazionale di 6,8. Si registra comunque una flessione rispetto alla rilevazione precedente: 8,65. Se si guarda alle altre città, Saluzzo si ferma a quota 6,76, la peggiore insieme a Cuneo e Alba, mentre Savigliano raggiunge il livello di 7,24 e Fossano si attesta a 7,76.

A uscirne con un bilancio positivo, tra i centri più popolosi, è soltanto Mondovì, che registra una tendenza in aumento, molto al di sopra della media nazionale e vicina a quella europea: nel 2020 sono stati registrati 8,98 neonati ogni mille abitanti, di più rispetto agli 8,12 del 2014.

Se si estende lo sguardo ai Comuni della Granda, il quadro è poco incoraggiante: soltanto 10 su 247 superano la media europea: oltre a Mondovì e a una serie di piccoli centri dell’area montana, vi rientrano anche tre paesi di Langa. Si tratta di Albaretto della Torre (17,17 nascite ogni mille abitanti), Barolo (16,16) e Roddino (14,42). In tutti e tre i casi, il dato è in aumento rispetto al 2014: il miglioramento è evidente soprattutto per Albaretto, che registrava un tasso di natalità pari a zero.

Ma qui bisogna stare attenti. Commenta Marco Andriano, sindaco di Roddino: «Il 2020 è stato un anno fortunato come nascite, con 5 neonati. Ma, se si contano i 10 decessi registrati, il bilancio non è positivo, soprattutto su una popolazione di 420 abitanti, con il 30 per cento di anziani».

Perché nascono pochi bambini nei paesi? «Crescere i figli in una piccola comunità è una sfida, perché mancano i servizi, dalle scuole ai luoghi di aggregazione. La Langa è affascinante per i turisti, ma viverci è tutt’altro che semplice, per quanto sia un territorio meraviglioso. Servono politiche per combattere la desertificazione, partendo dalla valutazione dei bisogni dei cittadini». ​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​

Francesca Pinaffo

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