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Alessandro, da New York a spasso nelle colline Unesco

Alessandro, da New York a spasso nelle colline Unesco
Alessandro Pagano (secondo da sinistra) con la comitiva proveniente dagli Stati Uniti.

TURISMO Durante l’asta di Barolo en primeur è attivo un collegamento con New York, ma capita anche di trovare, nel castello di Grinzane dove materialmente sono venduti i lotti di vino, un italo americano della Grande mela di passaggio nelle Langhe. Alessandro Pagano è nato nel 1958 nel Cilento e, dall’età di quindici anni, abita negli Stati Uniti. «Il trasferimento fu un’idea di mio padre», spiega, «con una lungimiranza fuori dal comune volle fare studiare i suoi figli nel Paese dove era già presente un nostro zio materno. Lavorava nell’agricoltura, avevamo soprattutto ulivi. Dagli States andava e veniva, mentre noi ci siamo fermati. Io ho studiato l’equivalente del corso italiano di economia e commercio e a 22 anni lavoravo già a Wall street». Un mondo che si confà appieno a quello che è chiamato il sogno americano, «guadagnavo bene ma, dopo un anno, ho scelto di dedicarmi a qualcosa di più tangibile». Alessandro decide quindi di trasformare le sue passioni in lavoro, «ho iniziato a lavorare come importatore di vini per una grande azienda. Sono stato rappresentante per la Campari e la Lavazza e, da quindici anni, con un socio, ho una ditta di importazione e distribuzione».

Il legame con l’Italia è sempre ben saldo: «In media visito il mio Paese natio due volte l’anno, una in occasione del Vinitaly, fiera durante la quale incontro molti dei miei clienti, e l’altra tra agosto e settembre. Quest’anno sono al terzo viaggio. Capito più spesso in Piemonte che in Cilento, ho degli amici nel Monferrato che custodiscono la mia bicicletta. Il ciclismo è un’altra mia grande passione, insieme a cibo, vino e caffè: di solito affitto una Cinquecento, quando non la uso carico il mezzo a due ruote sopra e vado nelle cantine così. La Fiat dovrebbe ringraziarmi per la pubblicità che le faccio».

Alessandro abita nella contea di Westchester dello Stato di New York, «stare in centro è davvero troppo caotico, con circa due milioni di veicoli in entrata ogni giorno».

Durante il suo recente viaggio nelle Langhe è stato ospitato a Madonna di Como nella tenuta di Mario Sandri. «Anche lui sembra interessato a esportare negli Stati Uniti, gli ho dato qualche dritta che potrebbe essergli utile. Siamo subito diventati amici ed è stato lui a consigliarmi di assistere a Barolo en primeur». Il motivo del viaggio? «Ho accompagnato Mauro Mafrici, cuoco di fama internazionale originario di Trieste, il quale mi definisce il suo “fratello maggiore in America”. Tra le tante esperienze, ha lavorato per Lidia Bastianich, portando il suo ristorante ad avere il massimo delle stelle. Ha poi aperto un suo locale a New York e ora è proprietario del Pelago a Chicago. Nel gruppo c’era anche la moglie, manager dell’hotel Peninsula di Manhattan e una coppia di imprenditori veneziani del settore alberghiero. In una settimana, dal 21 al 28 ottobre, avevamo l’obiettivo visitare almeno una cantina al giorno e di pranzare e cenare in due ristoranti diversi, dai più rinomati alle trattorie a gestione famigliare, queste ultime il vero gioiello delle Langhe. Sette giorni davvero impegnativi e pieni di soddisfazione».

Il Piemonte, spiega Alessandro, «è diventato di gran lunga la prima regione per esportazioni negli Stati uniti. Ritengo che i piccoli produttori debbano sempre più tentare di entrare nel mercato americano. Rispetto alle grandi cantine, sono loro a poter dare quel qualcosa in più dal punto di vista umano, oggi sempre più richiesto. New york è un mercato in cui arriva di tutto, la concorrenza è asfissiante: puoi emergere solo con un vino che presenti sfaccettature assenti altrove. In Piemonte siete molto avanti, da voi è stato fatto un ottimo lavoro di distinzione tra zone, cru e altri indicatori geografici».

Davide Barile

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