Come possono le nostre comunità portare frutti?

PENSIERO PER DOMENICA – QUINTA DI PASQUA – 28 APRILE

Il Vangelo della V domenica di Pasqua (Gv 15,1-8) con la celeberrima similitudine della vite e dei tralci non può non richiamare l’immagine della vigna scelta come copertina della lettera pastorale del vescovo Marco, Chiamati a lavorare nella vigna del Signore. Anche se nella lettera la parabola di riferimento è quella dei lavoratori chiamati a ore diverse, il campo di lavoro è sempre lo stesso: la vigna. Ammiriamo l’immagine dei tralci carichi di uva, pronta per essere vendemmiata. Non c’è bisogno di essere viticoltori per sapere che i frutti dipendono dalle viti robuste e nodose che si vedono in primo piano. E allora la mente corre a Gesù: «Io sono la vite, voi i tralci».

Rafforzare il legame con Gesù. È lo scopo dichiarato della visita pastorale, che ci ricorda il segreto della vita cristiana: l’unione a Cristo, perché «senza di me non potete far nulla». Il vescovo ci ricorda tre modi di vivere questa unione: l’ascolto della Parola e delle persone, il dialogo rispettoso delle diversità ma teso a trovare percorsi comuni, e il discernimento, ossia l’analisi della situazione per prendere le decisioni più opportune. Speriamo di non fare l’errore documentato nella prima lettura (At 19,26-31) e minimizzato da Luca, che nota: «La Chiesa era in pace in tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria», dimenticando che il prezzo di questa “pace” era stato l’allontanamento di uno scomodo e fuori dagli schemi come Paolo!

Come possono le nostre comunità portare frutti?
Un frate dell’ordine dei Trappisti al lavoro nella vigna della comunità alle Frattocchie (Roma).

Il coraggio e la sapienza della potatura. Il Vangelo suggerisce un passaggio che non è contemplato dalla parabola commentata dal vescovo: la potatura. Ogni viticoltore sa che è un passo essenziale: la potatura è un atto doloroso – si dice che la vite “piange” – ma indispensabile perché la vite dia frutto. Anche le nostre comunità necessitano di una “potatura”: sia dei tralci non più produttivi, sia dei tralci in eccesso che la vite non riesce a far fruttare, perché sono troppi o perché la vite è debole. Le nostre comunità, se consideriamo l’età media dei fedeli abituali, sono vigne vecchie che non possono reggere troppi tralci e hanno bisogno di una sapiente potatura.

ANNO DELLA PREGHIERA / 13 – Nella preghiera scorre la linfa. È il legame vitale tra noi e Dio. Gesù è chiaro: «Senza di me non potete far nulla». Solo i tralci in cui scorre linfa danno frutti. Ogni volta che preghiamo ci arriva un po’ di linfa vitale, entriamo in contatto con la vita di Dio. Il vescovo, nella lettera è ancor più concreto: «La Parola, la grazia dei sacramenti e la testimonianza della carità sono la linfa di cui possiamo nutrirci». Così, speriamo, verranno i frutti.

Lidia e Battista Galvagno

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