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Maurizio Marello: «Penso di candidarmi in Regione col Pd»

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IL COLLOQUIO Da alcuni dato per certo come candidato del centrosinistra ad Alba alle amministrative di giugno 2024, per altri pronto a ritirarsi: sono le ipotesi che circolano sull’ex sindaco di Alba Maurizio Marello, approdato nel Consiglio regionale dal 2019 tra le file del Pd. Abbiamo fatto chiarezza con lui, nel suo ufficio che affaccia su piazza Risorgimento.

Marello, veniamo subito al dunque: che programmi ha per il prossimo 2024?

«Dal punto di vista politico, ci aspetta un anno impegnativo. Per quanto mi riguarda, se gli elettori mi sosterranno, vorrei continuare il percorso come consigliere regionale con il Pd. Al netto di tutte le difficoltà con cui ci siamo confrontati, a partire dal Covid-19, gli ultimi anni sono stati molto interessanti. Gli stimoli per il futuro non mancano, viste le questioni da affrontare: dai problemi legati alla sanità, a partire dall’abbattimento delle liste di attesa, al miglioramento del sistema dei trasporti e in generale al rilancio dell’economia piemontese».

Possiamo quindi ufficializzare la sua candidatura alle regionali e mettere a tacere le voci sulle sue aspirazioni al ruolo di sindaco di Alba?

«Sì. Non nego che parecchi albesi mi abbiano manifestato il loro sostegno, in caso di candidatura alle comunali: sono attestati di stima che mi hanno fatto molto piacere. Ma sono convinto che il gruppo del centrosinistra abbia le persone per proseguire il suo percorso, con l’obiettivo di tornare alla guida della città. Mi riferisco, in particolare, a Fabio Tripaldi e Alberto Gatto. Quest’ultimo è stato uno dei più giovani assessori ai lavori pubblici di sempre e ha acquisito molte competenze amministrative. Penso servano figure come le loro per risvegliare la città, coinvolgendo anche i giovani».

L’ultimo periodo è stato ricco di soddisfazioni per la Giunta di Alberto Cirio, dall’avvio dei lavori dell’ultimo lotto dell’Asti-Cuneo ai fondi per i due ex ospedali di Alba e Bra, solo per citare due esempi: qual è il suo giudizio sull’operato dell’Amministrazione regionale?

«Partendo dal presupposto che con Alberto Cirio le autocelebrazioni non mancano, il mio giudizio è negativo. Al governatore e alla sua Giunta piace fare proprie conquiste raggiunte da altri. Prendiamo le ultime notizie sull’Asti-Cuneo, un’opera di competenza statale e non regionale. La situazione finanziaria era stata sbloccata ben prima dell’arrivo di Cirio, grazie all’operazione di cross-financing messa in piedi dall’ex ministro Graziano Delrio e dal suo successore Danilo Toninelli. Potrei citare la ferrovia Asti-Alba, celebrata come un altro traguardo dall’attuale Amministrazione: vorrei ricordare che per anni è stato il centrosinistra a battersi per riaprirla, mentre Cirio chiedeva di trasformarla in ciclabile. Un discorso analogo riguarda l’ospedale Ferrero, per il quale bisogna riconoscere i meriti di Sergio Chiamparino, che riuscì a ottenere i fondi».

«Carlo Bo ha gestito male il caso di Egea»

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Marello, che dire allora dell’operato, sotto le torri, del suo successore, Carlo Bo?

«Ho l’impressione che la città sia piombata in una sorta di letargo: è come l’abbiamo lasciata, se non più sciupata, in particolare nelle periferie. Abbiamo terminato il mandato con un appalto per l’igiene urbana con 22 operatori ecologici: oggi sono 10, per una città con 33mila abitanti e una mole importante di turisti. Abbiamo lasciato un pacchetto ingente di lavori pubblici, ma nemmeno sono stati realizzati, come il campo da rugby o il rifacimento della galleria della Maddalena. Altri sono stati messi in cantiere ma fortemente ridimensionati, come la palestra dei licei nella zona H. Abbiamo messo a punto un Piano regolatore che lasciava spazio a maggiori possibilità, anche in materia di viabilità: nonostante ciò, arterie preziose sono rimaste sulla carta, come la variante Borio, il collegamento tra corso Europa e la rotonda della vigna o la parallela di corso Canale a Mussotto».

Secondo lei il sindaco Bo si ricandiderà?

«Penso di sì, se Cirio lo vorrà. Diciamo che il loro è un modus operandi molto diverso dal centrosinistra, che nell’ultimo anno ha avviato un confronto serrato e propositivo tra tutti i gruppi, per arrivare a una scelta condivisa».

Arriviamo a Egea, visto che lei è stato il primo a parlare di crisi e a tirare in ballo Iren: come avrebbe dovuto comportarsi il pubblico?

«Quella di Egea è una crisi che ha radici profonde: i segnali c’erano già un anno fa e sono convinto che il Comune di Alba, così come il Consiglio di sorveglianza presieduto da Giuseppe Rossetto, avrebbe dovuto farsi capofila degli interessi del territorio, anziché imbarcarsi in una strenua difesa dell’azienda. Quando parlo di territorio, mi riferisco ai Comuni, ma anche ai soci privati, che hanno investito in Egea proprio per la sua componente pubblica, che appariva una sorta di garanzia. Alla luce dei fatti degli ultimi mesi, è difficile immaginarsi un futuro roseo per entrambe le parti. Dopo l’accettazione dell’offerta di Iren, la vicenda non è chiusa: è molto importante che si sia fatto avanti un partner industriale che ha forti basi a Torino, ma bisognerà attendere l’esito delle trattative con le banche, visto il maxidebito dell’azienda. Di certo, per un territorio con una storia imprenditoriale come la nostra, il modo in cui è stata affrontata la questione non è di certo un vanto».

Per concludere con un’altra vicenda che ha fatto molto discutere, da poco è stato risolto l’enigma relativo al furto della medaglia d’oro al valor militare: è vero che, durante il suo mandato, si registrò un altro furto nel suo ufficio da sindaco?

«Era il 2011: una mattina arrivai in Municipio e trovai il mio ufficio in disordine, così come altri. Presentai denuncia e già allora sollevai il problema della sicurezza della medaglia, l’oggetto più prezioso che avevamo, che in quell’occasione non era stato toccato: mi fu detto di non preoccuparmi, visto che nell’ufficio era esposto un duplicato. Il fatto che, da ciò che hanno comunicato le Forze dell’ordine, il ladro abbia tentato di vendere la medaglia senza risultato sembrerebbe essere in linea con questa tesi. Tuttavia, al di là di quanto mi fu riferito in quell’occasione, non possiedo altre informazioni in merito. In ogni caso, credo che anche questa vicenda sia stata gestita malamente: a quanto pare il responsabile è stato identificato poco dopo il furto, mentre sono stati necessari mesi per avere una comunicazione davvero chiara».  

Francesca Pinaffo

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