Superbonus e decreto Salva spese: il Governo pone la parola fine ma il 15% dei cantieri rischia il contenzioso

Secondo Confartigianato molti proprietari avranno problemi finanziari a pagare la parte di lavori esclusa dagli incentivi fiscali

Superbonus e decreto Salva spese: il Governo pone la parola fine ma il 15% dei cantieri rischia il contenzioso

CONFARTIGIANATO PIEMONTE Con il decreto legge numero 212, entrato in vigore il 30 dicembre 2023, il Governo ha voluto porre la parola fine sul Superbonus 110%, e ha tranciato, in maniera netta e inattesa, le opportunità offerte dal bonus barriere architettoniche al 75%.

«Le nostre richieste di estendere l’utilizzo del Superbonus al 110% per i prossimi 3 mesi, necessari a completare i lavori nei condomini, non sono state accolte. La soluzione proposta dal Governo con il decreto Salva spese non è sufficiente a evitare le problematiche che investiranno le nostre imprese coinvolte nei lavori». La dichiarazione è di Enzo Tanino, presidente di Confartigianato Piemonte edilizia.

«Il decreto legge – continua Tanino – rappresenta una risposta inadeguata rispetto a una situazione complessa che nel tempo ha accumulato problemi derivanti da una normativa priva di certezza e stabilità. Il persistente blocco delle cessioni, l’assenza di soluzioni per i crediti incagliati e la mancanza di una proroga per i condomini hanno gettato famiglie e imprese in un circolo vizioso, con la prospettiva molto concreta di assistere a un elevato contenzioso tra committenti e appaltatori di cui oggi è ancora difficile prevedere gli effetti».

Sulla base degli ultimi dati Enea, il rischio di contenziosi riguarda 6 miliardi di euro di investimenti per la riqualificazione dei condomini, ammessi a detrazione ma senza più opzione di cessione del credito e con beneficio dal 110% al 70%.

Confartigianato calcola che a livello piemontese il 15% dei cantieri Superbonus sia a rischio di contenzioso.

«I condomini che hanno avviato i lavori contando sul bonus al 90% oppure ancora al 110% – prosegue Tanino – con il decalage dell’agevolazione nel 2024, potrebbero trovarsi nella condizione di doversi auto-finanziare l’intervento. Per le imprese c’è il rischio di forti problemi finanziari per rientrare delle somme anticipate per l’avanzamento del cantiere se non è stato possibile presentare la certificazione di stato avanzamento lavori entro il 31 dicembre 2023 per centrare l’incentivazione competa, perché non è scontato che tutti i proprietari di casa abbiano risorse sufficienti per fronteggiare il 30% di quota di loro competenza, mentre il rischio per le imprese, è un’impennata degli stati d’insolvenza e di fallimento».

Il testo del decreto, prevede poi un contributo a favore dei condòmini a basso reddito, si parla di un reddito “di riferimento” non superiore a 15mila euro, per aiutarli a sostenere parte delle spese del 2024, poiché dal primo gennaio il Superbonus è sceso al 70%. Ma solo su quei cantieri dove, al 31 dicembre 2023, si era già raggiunto almeno il 60% degli stati avanzamento lavori previsti.

«Anche questa misura risolve pochissimo – continua Tanino – perché non vengono stanziate nuove risorse, quelle previste vengono ripescate dal precedente fondo creato già l’anno scorso dal decreto aiuti quater proprio in favore delle famiglie indigenti alle prese con i lavori del Superbonus».

«Tuttavia, se dai proclami degli ultimi tempi si poteva intuire uno stop governativo rispetto a ogni ipotesi di proroga del Superbonus – incalza Tanino – ciò che lascia basiti è la stretta sul bonus barriere architettoniche, ossia, quella detrazione fiscale del 75% sui lavori volti a eliminare le barriere architettoniche dagli edifici.  Infatti il decreto salva spese limita la possibilità di sfruttare questa detrazione concedendola solo per scale, rampe, ascensori, servoscala e piattaforme elevatrici. Inoltre, per quei pochi lavori per i quali si potrà ancora sfruttare la detrazione, è stato introdotto l’obbligo di una nuova certificazione che assicuri il rispetto dei requisiti previsti proprio da questa norma».

«Ciò che rattrista”– conclude Tanino – è come questo provvedimento rappresenti una marcia indietro rispetto agli obiettivi di sostenibilità sociale che ormai sono imprescindibili. Ci auguriamo che nel testo definitivo del decreto legge vengano sciolti alcuni nodi che rischiano di creare ulteriori complicazioni applicative in una disciplina già tanto complessa».

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