Etichette del vino prorogate fino a giugno. Coldiretti: «Uniformare gli standard in ambito europeo»

brindisi vino
Foto di repertorio

ASTI Sono salve le etichette per il vino Made in Italy, messe a rischio dalle nuove norme dell’Unione europea. A affermarlo è Coldiretti, che interviene in merito all’annuncio da parte del ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida della firma del decreto che posticipa al 30 giugno l’introduzione e l’applicazione della normativa europea sul cambio di etichettatura del vino, permettendo così l’utilizzo e l’esaurimento delle etichette già in magazzino.

Dichiara Coldiretti: «Bene la proroga a livello nazionale, ma adesso è fondamentale uniformare gli standard in ambito europeo, adottando la regola che per l’inserimento delle informazioni relative a ingredienti e valori nutrizionali si utilizzi un codice Qr accompagnato dalla sola lettera I».

Ricorda il presidente di Coldiretti Asti Monica Monticone: «Il problema era nato perché, a poche settimane dall’entrata in vigore del nuovo regolamento, la Commissione aveva deciso di inserire il termine completo ingredienti (invece di I), condannando al macero, di fatto, tutte le etichette già stampate dai produttori, che si erano organizzati in tempo».

Un danno per le aziende subito denunciato da Coldiretti a tutela di un settore già colpito dall’impennata dei costi di produzione, che mette a rischio la competitività del vino italiano sul mercato nazionale ed estero. «Non si tratta della prima “grana” causata al vigneto Italia dalle politiche adottate dall’Unione europea», precisa Coldiretti, ricordando la scelta della Commissione di dare il via libera all’introduzione di etichette allarmistiche decisa dall’Irlanda, così come l’autorizzazione dell’eliminazione totale o parziale dell’alcol anche nei vini a denominazione di origine, la pratica dello zuccheraggio e i vini senza uva, con il consenso alla produzione e commercializzazione di quelli ottenuti dalla fermentazione di frutti come lamponi e ribes, molto diffusi nei Paesi dell’Est.

Il direttore di Coldiretti Asti Diego Furia conclude: «A pesare sono anche i rischi legati alle richieste di riconoscimento di denominazioni che evocano le eccellenze Made in Italy. Da contrastare, quindi, il mercato dell’italian sounding».

Manuela Zoccola

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