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Vineyard: la fragilità trova cura in vigneto

il progetto Vineyard, nato nel 2022, ha voluto riscoprire la pratica della viticoltura nel suo valore curativo

Vineyard: la fragilità trova cura in vigneto

AL TEATRO SOCIALE Il dirigente del Dipartimento di salute mentale dell’Asl Cn1, Andrea Barbieri, racconta il progetto Vineyard, nato nel 2022, che ha inteso riscoprire la pratica della viticoltura nel suo valore curativo. «L’obiettivo era lavorare per il superamento dello stigma rispetto alla malattia mentale, partendo da una contaminazione tra mondi più informale possibile. Così abbiamo unito 15 ragazzi del Centro di salute mentale del territorio cuneese con gli studenti della scuola Enologica di Alba. Si lavorava in vigna insieme, rimanendo nella natura e apprendendo i suoi insegnamenti». Nato nel 2022, Vineyard ha inteso riscoprire la pratica della viticoltura nel suo valore curativo. Le persone con fragilità hanno potuto lavorare al fianco degli studenti tra i filari senza un progetto specifico, ma in una situazione di apprendimento reciproco e di scambio relazionale mediato dalla natura.

Prosegue Barbieri: «L’attività ha consentito uno scambio tra due gruppi spesso separati dal pregiudizio, operando un intervento di destigmatizzazione del disagio mentale all’interno della comunità. Abbiamo osservato nei partecipanti il generarsi di sentimenti di sorpresa e orgoglio e un forte sentimento di appartenenza al gruppo in virtù delle attività e delle emozioni condivise tra i filari. Si è così creato un vero e proprio “paesaggio terapeutico della mente” all’interno del quale la persona sperimenta nuove sfaccettature di sé stesso, stati d’animo positivi, un ruolo valorizzato e riconosciuto dai coetanei e adulti». Ciascun partecipante ha inoltre raccontato il proprio paesaggio interiore nel corso di un’intervista individuale audio-registrata. Questi racconti sono stati inviati agli studenti del liceo artistico di Alba, che in un esercizio di ascolto e di sintonizzazione empatica dei vissuti narrati hanno realizzato illustrazioni, dipinti e opere artistiche. Infine, i questionari hanno consentito di realizzare diverse pubblicazioni scientifiche di rilievo internazionale.

Per raccontare l’intero percorso, sabato 20 aprile (alle 21.15) nel teatro sociale Giorgio Busca di Alba sarà possibile osservare le opere realizzate e assistere allo spettacolo dal titolo La camera oscura: vite in fotogrammi, portato in scena dal laboratorio teatrale Cascina Solaro (una comunità psichiatrica di Mondovì).

Si tratterà di una rappresentazione artistica capace di narrare un mondo sovente lontano dai riflettori e dalle conversazioni quotidiane, ma denso di umanità. Conclude Barbieri: «Il valore terapeutico-riabilitativo di queste esperienze, tese a sostenere l’espressione di un’identità, l’esplorazione dei territori individuali, il riconoscimento di un ruolo sul palco e nella vita, è restituito alla comunità attraverso l’evento culturale albese. In questo modo vogliamo valorizzare e condividere un tragitto che è stato davvero capace di lasciare un segno».

 Maria Delfino

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