IL CASO / C’è chi lavora in vigna e dorme in una chiesa

Sono riapparsi i pulmini degli intermediari alla stazione dei treni e non solo. Al Mussotto cinque uomini dormono nella parrocchia della Trasfigurazione: lavorano per cooperative del vino

 3
Un lavoratore si riposa sul marciapiede di via Pola, di fronte al dormitorio della Caritas. Ph Pierangelo Vacchetto

IL CASO È tardo pomeriggio, inizia a cadere qualche goccia di pioggia. Al Mussotto, lungo corso Canale, le auto sono ferme in coda. A bordo, c’è chi torna a casa dal lavoro. Qualcuno suona il clacson.

Due uomini camminano sul marciapiede. Hanno giubbotti larghi, scarpe sporche di terra e un sacchetto di plastica bianca in mano. Sembrano andare avanti per inerzia, con la testa bassa, come se non avessero più forze.

Anche loro rientrano dopo una giornata lavorativa, a piedi. Ad attenderli non c’è alcuna casa, ma una chiesa che tiene le porte aperte giorno e notte. Non c’è un letto, ma una coperta sul pavimento.

La parrocchia della Trasfigurazione del Mussotto. All’esterno, seduto, uno degli uomini che vi hanno trovato rifugio. Ph Enzo Mastrangelo

Entrano nella parrocchia della Trasfigurazione, che li accoglie da mesi. «Le nostre porte sono aperte», dice il parroco, don Pierluigi Voghera. «Non abbiamo altro da offrire, se non la chiesa. È il terzo anno che li accogliamo: questa volta sono arrivati già a giugno». Con la vendemmia dei bianchi in corso e quella dei rossi alle porte, è una storia che si ripete. Gazzetta d’Alba ne parla da anni. Per un numero di lavoratori imprecisato – perché non esiste neppure un monitoraggio preciso, ma sarebbero più di 1.500 stranieri, tra africani, pakistani e altri dell’Est Europa –, le Langhe diventano una terra di sfruttamento e di diritti calpestati.

Sono riapparsi i pulmini degli intermediari alla stazione dei treni, al mattino verso le cinque e mezza e dopo le diciotto, quando riportano i lavoratori in città al termine della giornata in vigna. Lo racconta anche Famiglia Cristiana, nel numero in edicola la scorsa settimana. I movimenti si sono spostati anche in altre zone più appartate, dalla zona H a via Ognissanti, davanti al cimitero.

Uno degli uomini che dorme nella chiesa racconta, in inglese: «Sono nato in Nigeria, dove vive ancora la mia famiglia. Arrivo da Torino. È il secondo anno che mi sposto qui per la vendemmia e non posso certo rientrare ogni sera: ora lavoro a Mango, per una cooperativa. Vorrei pagarmi un posto in cui dormire, ma nessuno vuole affittarci qualcosa: è una situazione molto brutta». Indica il pavimento della parrocchiale, dove si sistema per dormire, fino alle cinque.

«Per la cena e la doccia, vado ogni sera alla Caritas. I capi mi lasciano alla stazione e mi sposto sempre a piedi».

Nel dormitorio, i 18 posti presenti sono tutti occupati.

I lavoratori agricoli sono non più di cinque, perché si cerca di dare precedenza a chi non ha un’occupazione. Dice Fulvio Favata, che fa parte del gruppo della Caritas: «I braccianti stanno aumentando giorno dopo giorno: la sera, a cena, arriviamo a 60 coperti».

Qualcosa è cambiato, rispetto agli anni passati? «Forse c’è più sensibilità tra le persone. Per il resto, tutto è come sempre purtroppo».

Francesca Pinaffo

Banner Gazzetta d'Alba