PENSIERO PER DOMENICA – XXVI TEMPO ORDINARIO – 29 SETTEMBRE
In linea con la Giornata del migrante e del rifugiato, le letture della Messa sono dure e severe: un po’ come i problemi economici che stanno alla radice delle migrazioni o come le guerre e le dittature che spingono le persone a fuggire dalle loro terre.
Le denunce che nessuno fa più. Partiamo dalla seconda lettura. Oggi concludiamo la lettera di Giacomo (5,1-6), con una pagina celebre per la veemenza e il coraggio. È l’invettiva contro i ricchi e le ingiustizie: «Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi. Le vostre ricchezze sono marce… Il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida». Oggi più nessuno, a parte il Papa, usa toni analoghi. Nel suo ultimo viaggio in Papua e Nuova Guinea, ha levato la sua voce contro lo sfruttamento che porta alla disumanizzazione dell’altro e ai disastri ambientali. Francesco è l’ultimo dei profeti che parla a partire dalle periferie del mondo e fa fatica a farsi sentire, come i profeti biblici
delle altre letture.
«Non era dei nostri!» (Mc 9,38). La prima lettura (Nm 11,25-29) e il Vangelo mettono in guardia dalla tentazione integralistica e settaria. Chi ha la presunzione di possedere la verità e di avere il monopolio di Dio può essere tentato di zittire qualsiasi voce diversa. È la tentazione di Giosuè nel deserto o di Giovanni. Il legittimo tentativo di proteggere la verità può trasformarsi in una chiusura pericolosa: a volte le voci che provengono dall’esterno sono voci “profetiche”, con visioni alternative della realtà e magari soluzioni di problemi che a noi paiono insolubili. L’atteggiamento che la Scrittura suggerisce è ben espresso dalle parole di Mosè («Fossero tutti profeti nel popolo del Signore») e di Gesù: «Chi non è contro di noi è per noi». Si comprendono allora le parole molto dure di Gesù contro lo scandalo, inteso come il porre ostacoli sulla via della fede, come il chiudere le porte, impedendo agli altri di entrare.
Anno della preghiera – 32. La preghiera può essere l’antidoto all’integralismo. Il nostro pensiero va all’incontro di preghiera di Assisi, voluto da Giovanni Paolo II, nel 1982. Riconoscere che l’altro, pur avendo una fede e una concezione di Dio diversa, può rivolgersi a lui nella preghiera è un passo decisivo per l’incontro e la collaborazione. Nella Giornata del migrante è giusto ricordare che gli immigrati, oltre che di trattamento dignitoso sul lavoro, hanno diritto anche di esprimere pubblicamente la propria fede e di pregare il Dio in cui credono.
Lidia e Battista Galvagno